Sopra, La sede del Museo Ginori negli Anni Sessanta, Archivio Museo Ginori.
Foto piccola in alto, Massimiliano Soldani Benzi, Bacchino ebbro (particolare), terracotta modellata, 1695 circa, Museo Ginori
Lo scorso 12 settembre si è tenuta alla Triennale di Milano la Conferenza Stampa del Presidente della Fondazione Museo Ginori, Tomaso Montanari. Protagonisti (online) i tesori della ditta fiorentina che ha appassionato il mondo con affascinanti porcellane e ceramiche.
Manifattura Ginori, Venere de’ Medici, dal marmo antico conservato nella Tribuna delle Gallerie degli Uffizi, con varianti, porcellana, 1747 circa, Museo Ginori.
Milano, Italia.
“I restauri della sede inizieranno a primavera 2024”
Durante la Conferenza Stampa sono state presentate le attività del Museo Ginori e l’apertura del nuovo sito web, disegnato e sviluppato da Cantiere Creativo con una tecnologia basata su Dato CMS. L’interessante novità è che risponde anche alle esigenze di ipovedenti e non udenti, che potranno così fruire di tutti i contenuti grazie alla compatibilità con i lettori dedicati e alla possibilità di navigare integralmente dalla propria tastiera.
Il Museo Ginori
Nato insieme alla Manifattura di Doccia e all’interno degli edifici destinati alla produzione, il Museo Ginori è stato per quasi trecento anni un museo d’impresa, pensato dal fondatore, il marchese Carlo Ginori, come il contenitore privilegiato della bellezza che la sua fabbrica era in grado di creare.
Il museo custodisce tre secoli di storia del gusto e del collezionismo, rappresentando un unicum a livello internazionale grazie alla ricchezza e alla continuitàstorica del suo patrimonio, che racconta la storia artistica, sociale ed economica della più antica manifattura di porcellana ancora attiva in Italia.
La sua collezione – notificata come complesso di eccezionale interesse storico artistico dal 1962 – comprende circa 8000 oggetti in porcellana e maiolica databili dal 1737 al 1990; un’importante raccolta di modelli scultorei in cera, terracotta, gesso e piombo dal XVIII al XX secolo; lastre in metallo incise e pietre litografiche per la stampa dei decori; un archivio di documenti cartacei e disegni (300 dei quali appartenenti al fondo Gio Ponti), una biblioteca storica, una biblioteca specialistica e una fototeca.
La raccolta include rari manufatti del primo periodo, ma anche prodotti seriali di illustri nomi del design industriale italiano, oggetti di lusso e di uso quotidiano, che testimoniano l’evolversi degli stili artistici, del costume, della scienza, delle tecniche produttive e dell’imprenditoria dal Settecento ai giorni nostri. Tra i capolavori, una rarissima raccolta di sculture in cera, calchi di opere dei maggiori maestri fiorentini del Settecento; la Venere de’ Medici, l’Arrotino e l’Amore e Psiche in porcellana bianca (repliche in scala al vero dei celebri marmi degli Uffizi); le eclettiche maioliche per le Esposizioni Universali; e le ceramiche Art Déco di Gio Ponti, direttore artistico di Richard-Ginori dal 1923 al 1930.
Dal 1965 il Museo ha sede in un edificio progettato dall’architetto Pier Niccolò Berardi, di proprietà demaniale e affidato alla Direzione Regionale Musei della Toscana, che necessita di importanti lavori di risanamento dopo gli anni di abbandono seguiti al fallimento dell’azienda Richard-Ginori (2013).
La Fondazione Ginori
Costituita il 19 dicembre 2019 su iniziativa del Ministero per i Beni e le AttivitàCulturali e per il Turismo (ora Ministero della Cultura), insieme alla Regione Toscana e al Comune di Sesto Fiorentino, la Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia ha lo scopo di conservare, catalogare, studiare, comunicare ed esporre il suo straordinario patrimonio artistico, storico, sociale ed economico e di renderlo un bene comune, accessibile e inclusivo. Il Consiglio di Amministrazione, presieduto da Tomaso Montanari, ècomposto da Stefano Casciu, Nicoletta Maraschio, Gianni Pozzi e Maurizio Toccafondi. Il Comitato Scientifico è composto da Mauro Campus, Flavio Fergonzi, Cristiano Giometti, Cristina Maritano e Diana Toccafondi. Con un’innovazione che non ha precedenti in Italia, la Fondazione si è dotata anche di un Comitato Sociale, composto da tutti i soggetti popolari che ne condividono la missione e desiderano contribuire al suo perseguimento esercitando una funzione consultiva e di supporto. Gratuita e libera, la partecipazione al Comitato Sociale prescinde dalla contribuzione ai fondi di dotazione o gestione ed è regolata da convenzioni, secondo le regole della Magna Charta del volontariato per i beni culturali. Con questa forma di solidarietà orizzontale la Fondazione intende valorizzare l’apporto intellettuale e propositivo del mondo dell’associazionismo, accrescere la capacità di dialogo con il territorio e offrire alla comunità nuove occasioni di crescita culturale e civile.