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Tre Collari. I gioielli della devozione: arte, storia e fede in scena al Museo del Tesoro di San Gennaro

L’esposizione “Tre collari. I gioielli della devozione” propone un confronto tra tre simboli della devozione di Napoli, mettendo per la prima volta in dialogo il collare di San Vincenzo Ferrer, storico protettore del quartiere Sanità, il collare “solenne” di San Gennaro, di valore inestimabile, e il collare Spera, testimonianza della devozione di una famiglia napoletana per il Santo Patrono. Appuntamento al Museo del Tesoro di San Gennaro a Napoli dal 14 marzo al 14 maggio 2024

Sopra, collare solenne sul busto di San Gennaro. Ph. Simone Florena.
Foto in alto, Collare San Vincenzo. Ph Simone Florena

Napoli, Italia.
“Tre collari. I gioielli della devozione” è il titolo della mostra a cura di Laura Giusti. in scena al Museo del Tesoro di San Gennaro dal 14 marzo al 14 maggio 2024. L’esposizione propone un confronto fra tre simboli della devozione di Napoli, mettendo per la prima volta in dialogo il collare di San Vincenzo Ferrer, storico protettore del quartiere Sanità, conservato nel Museo Diocesano di Napoli e di proprietà del Fondo edifici di culto, con il collare “solenne” di San Gennaro, di valore inestimabile, che conserva le offerte di sovrani e regnanti, e il collare Spera, straordinaria testimonianza della devozione di una famiglia napoletana per il Santo Patrono. Un intreccio inscindibile tra arte, storia e fede, dove gli splendidi collari sono fondamentali testimonianze del passato della città, e rappresentano forme e segnali di differenti tipi di culto per due santi particolarmente venerati.

Intreccio tra arte, storia e fede

Il lavoro ha approfondito la conoscenza di uno dei gioielli più preziosi d’Europa: il collare ‘solenne‘, ornamento dal valore eccezionale, con migliaia di pietre preziose fra smeraldi, rubini, zaffiri e diamanti, donati da re e regine o acquistati dalla Deputazione del Tesoro di San Gennaro, che veniva posto sul busto del Santo nelle occasioni, appunto, solenni. La sua storia ebbe origine nel 1679, quando la Deputazione commissionò all’orafo Michele Dato quella che è oggi la fascia superiore del gioiello. Nel XIX secolo questo fu trasformato nel grandioso pettorale che oggi ammiriamo attraverso un percorso articolato e non ancora del tutto chiarito. Grazie al ritrovamento di un documento del 7 settembre 1825, è tuttavia possibile aggiungere nuovi, importanti tasselli alla ricostruzione della cronologia dell’assemblaggio dei monili, e anticipare di circa vent’anni la prima operazione di montaggio dei gioielli al collare. 

Straordinaria testimonianza della devozione al Patrono di una famiglia napoletana è, invece, il Collare Spera, donato da Giovan Francesco Spera e da sua moglie Anna Lucrezia nel 1706. Prezioso esempio di reimpiego di gioielli nati per uso profano ad uso religioso, il collare è stato quasi dimenticato per secoli, “offuscato” dal bagliore e dall’importanza di quello solenne. Il cosiddetto collare ‘feriale‘, frutto dell’assemblaggio di perle e di gioielli più modesti, forma un disegno elegante e rappresenta un unicum nella storia dell’oreficeria napoletana.

La data della donazione di molti gioielli sciolti (1704) e quella del loro montaggio sul collare (1706) consentono di datare i gioielli oggi presenti sul collare entro appunto il 1706: un nuovo, significativo elemento di conoscenza per la storia del gioiello napoletano del XVII secolo.

Ben diversa, più “povera” ma non meno interessante, è la storia del collare di San Vincenzo Ferrer della Basilica di Santa Maria della Sanità, conosciuta come la chiesa di San Vincenzo “‘o Munacone”, dove ferve vivissimo il culto per il predicatore domenicano che secondo la tradizione fermò l’epidemia di colera del 1836-‘37. La scultura lignea di San Vincenzo viene ancora oggi portata in processione “vestita” con due ricchi ornamenti realizzati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo: il collare e il grembiule, frutto dell’assemblaggio su un supporto in tessuto di gioielli donati al santo in epoche diverse. 

Sul collare sono montati monili di valore contenuto, di provenienza popolare o piccolo borghese, assemblati elegantemente in un insieme ricchissimo. È il popolo che si priva dei suoi gioielli per donarli al santo domenicano, e che dona tutt’ora oggetti che vengono sapientemente composti in un insieme ricco ed armonico.

Immersione nella storia di Napoli

I due collari per il Busto di San Gennaro e quello per la scultura di San Vincenzo Ferrer, frutto dell’incredibile lavoro di artigiani e orafi, rappresentano e manifestano in modo differente, emblematico e “tangibile” – con oro, argento, pietre preziose, gioielli e monili – la storia della devozione per i due Santi sia da parte di sovrani, regnanti, nobili, sia da parte del popolo che continua ad offrire e a dimostrare la sua fede. Per la prima volta insieme i Tre Collari in mostra permetteranno di immergersi in questa storia che nasce nel passato, e che prosegue e vive ancora oggi a Napoli.

Don Vittorio Sommella, Don Luigi Calemme, Padre Vincenzo de Gregorio, Tesoro di San Gennaro. Ph. Alessia della Ragione

INFO
Per informazioni e dettagli, consultare www.tesorosangennaro.it

Alessandra Chianese

Alessandra Chianese

Nata e vissuta in provincia di Napoli, è da sempre appassionata di arte, di cultura, di moda e del buon cibo italiano. Giornalista, fin da piccola mostra un costante interesse per l’attualità e la politica, determinanti nella sua scelta di vita professionale. Amante delle lingue, adora viaggiare, scoprire nuovi posti e allargare i propri orizzonti. La frase che più la rispecchia è un passo scritto dal grande poeta Dante: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.

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