Al teatro Piana, di Cesano Boscone, sabato 18 maggio, si sono esibiti i Rabdomanti, associazione di promozione culturale che, dal 1953 ad oggi, ha presentato in lettura teatrale più di 400 novità italiane. In scena “Trame di follia”, di Alessandra Fagioli, un viaggio attraverso le fobie, la schizofrenia e l’ossessione, in un adattamento che turba ma riesce anche a divertire e far riflettere
Cesano Boscone (MB), Italia
I rabdomanti sono gli antichi cercatori di materiali preziosi nel sottosuolo, ma I Rabdomanti sono anche un gruppo di attori non professionisti (che dei professionisti tuttavia hanno la serietà e la presenza scenica), che cercano tesori nascosti tra le parole, in particolare quelle dei testi di autori italiani esordienti o significativi.
I Rabdomanti
“L’associazione esiste dal 1953, ha una storia, una sua identità – spiega Daniele Bosio, che fa parte dei Rabdomanti da 16 anni – Noi diamo voce alle pagine scritte, attraverso la lettura scenica ne esaltiamo il potenziale. Ci autofinanziamo, i nostri spettacoli sono gratuiti, chiediamo una quota libera per tesserarsi e sostenere il progetto. La nostra missione non è cercare l’acqua ma nuovi libri. Oggi il presidente è Stefano Aldovisi, eletto da poco”.
Trame di follia
È stato proprio Aldovisi, amico da tanti anni dell’autrice Alessandra Fagioli, ad avere avuto l’idea di “drammatizzare” il libro Trame di follia. Non si tratta di un romanzo, bensì di una carrellata di casi psichiatrici, inventati o realmente esistiti (solo due questi ultimi: il caso di Remigio Leonardis, ovvero il “pazzo di Piazza Barberini” e quello di Luigi Pirandello, nipote e omonimo dello scrittore) che Fagioli narra, con grande maestria, empatizzando col protagonista e col lettore, restituendo delle trame, appunto, tanto drammatiche quanto godibili.
“Sono stati bravissimi – commenta Alessandra Fagioli – il mio non è un testo teatrale, non era scontato riuscire ad adattarlo non solo rispettandone i contenuti ma enfatizzandoli. Le trovate sceniche che la compagnia ha adottato, le immagini di quadri che ha scelto, le musiche, i dialoghi tra le voci come fossero dialoghi tra personaggi diversi nella mente di una malata di schizofrenia… Hanno superato le mie aspettative!”.
Da sinistra, Laura Rozza, Paolo Tedesco, Alessandra Fagioli, Daniele Bosio, Daniela La Pira, Clara Monesi.
La follia, un tema delicato
Il tema trattato era delicato e per nulla facile. Gli attori hanno letto per intero i capitoli dedicati ad Alfia Cubo, Margherita e Celestina, dando un’interpretazione che, penso, qualunque scrittore sognerebbe, ovvero proponendo il testo integrale, senza tagli o sintetizzazioni, trasformandolo tuttavia in linguaggio teatrale, inserendo laddove possibile personaggi nuovi o caratterizzando personaggi secondari e la scena con particolare vivacità.
Felicissima la scelta dei quadri di Mirò, Balla, Picasso, Magritte proiettati dietro agli attori e delle musiche, la Follia di Vivaldi, il Requiem di Fauré, il concerto di Takemitsu, che accompagnavano i viaggi mentali dei protagonisti e dei loro nemici immaginari…
Un tema davvero affascinante che cammina sul filo tra arte e follia.
Photo Elena Borravicchio