I cambiamenti sorprendenti e veloci dei nostri giorni, sconvolgono un gruppo familiare, alle prese con mutamenti e nuove relazioni.

Monza. Italia.
In scena al Teatro Manzoni, da giovedì 14 a domenica 17 marzo, “Tempi Nuovi”, il nuovo spettacolo scritto e diretto da Cristina Comencini. Genitori e figli di una stessa famiglia a confronto, ma anche due generazioni, due “tempi”: i tempi “nuovi”, appunto, e quelli “vecchi”, oggettivi, pesanti e polverosi, come i libri, diversamente detti “oggetti con le pagine”, di cui è invasa la scena, ambientazione dello studio/biblioteca del padre, noto storico, poco avvezzo alla tecnologia. L’uso esasperato (o “normale”?) di computer, tablet, iphone e social media fa da sfondo a questa commedia, che fa sorridere e talvolta ridere di gusto gli spettatori, grazie a un vivace scambio di battute e alla mimica irresistibile di Maurizio Micheli e Iaia Forte, nei panni dei genitori, ma anche li interroga, senza fornire facili risposte, sulla portata dell’evoluzione di questi “tempi nuovi”.
E allora, in un susseguirsi leggero ma non banalizzato, apprendiamo che i giovani d’oggi “non si accoppiano” ma “turnano”, creando relazioni “liquide” – direbbe qualcuno – in cui amore e amicizia si confondono; scopriamo che la figlia ha lasciato il fidanzato, molto tempo prima che i genitori se ne accorgessero, e poi si è innamorata di una donna, una donna all’antica, che somiglia a suo padre, ne condivide gli stessi valori tradizionali, con la quale adesso è fidanzata e che aspetta un bambino loro, nato dal seme di un donatore anonimo, guai a chiamarlo padre: il padre non esiste.
I figli, Sara Lazzaro e Nicola Ravaioli, appaiono entrambi, se pur più tormentata l’una, molto più spensierato l’altro, del tutto identificati con i cambiamenti in corso, che avvengono non sanno neanche loro come né perché. Interrogarsi non ha senso. Forse è proprio questa l’essenza dei “tempi nuovi”. Coglie al balzo la provocazione il padre intellettuale che, nella seconda parte dello spettacolo, si trasforma in un esilarante “Ciclamino 9”, sempre connesso e improvvisamente milanese nell’accento, buttandosi alle spalle e ripudiando, almeno apparentemente, tutta la cultura e la visione del mondo che reggevano il suo sistema di vita. Il finale è “aperto”, propone una accettazione dolce, possibilista, della realtà così com’è, non si schiera né da una parte né dall’altra, ma lascia al pubblico il compito di creare la giusta sintesi tra tempi nuovi e tempi vecchi. Non tace su alcune evidenti contraddizioni del mondo contemporaneo ma non si straccia le vesti: alla sensibilità dello spettatore capire se si tratti di rassegnazione, accoglienza o filosofico distacco.
CONTATTI E INFO:
Biglietteria del Teatro Manzoni (via Manzoni, 23 a Monza)
Orari del botteghino: Martedì dalle 11,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00
Mercoledì mattina chiuso – pomeriggio dalle 15,00 alle 19,00
Giovedì dalle 11,00 alle 14,00 – pomeriggio CHIUSO
Venerdì mattina chiuso – pomeriggio dalle 15,00 alle 18,00
Sabato dalle 11,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00
Telefono: 039.386500
E-mail: info@teatromanzonimonza.it