A cura di Valigia a due piazze
Roma, Italia.
Inizia oggi la seconda edizione di Taste of Roma all’Auditorium Parco della Musica. Dopo il successo dell’anno scorso, poi esportato a Milano, anche quest’anno alcuni tra i migliori chef della Capitale e non solo saranno impegnati nei quattro giorni di cucina e laboratori aperti a tutti.
Tra i maestri del gusto, uno dei più giovani è Danilo Ciavattini, originario di Viterbo e, con l’Enoteca La Torre, da qualche mese alla residenza Villa Laetitia di Anna Venturini Fendi. I piatti che Ciavattini proporrà sono tartare di manzo con scaglie di foie gras affumicato ed erbarelle, spaghetto freddo con pomodoro crudo e un soffio di olio di mare e il panino del pranzo nei campi.
E’ a lui che Agenda Viaggi ha rivolto qualche domanda.
AV – Leggendo il menù che proporrà a Taste of Roma 2013, sono stata incuriosita dal panino che ricorda il pranzo dei campi dei nostri nonni, almeno a me viene in mente questo. Si può già sapere di che cosa si tratta?
Danilo Ciavattini – E’ un panino di cipolle rosse con uovo coagulato e verdure. E’ una rivisitazione del panino che i braccianti agricoli portavano con sé per pranzo quando andavano nei campi.
AV – Lo spaghetto freddo, un’altra delle proposte a Taste, è qualcosa che tutte le donne di solito in cucina cercano di evitare (io per prima). Un consiglio per riproporlo anche a casa come pasta fredda?
DC – Basta pensare al pomodoro con il gusto di panzanella e servirlo con gli spaghetti freddi..
AV – Lo chef stellato di solito mette un po’ a disagio il grande pubblico. Succede anche il contrario?
DC – Deve succedere il contrario, perché il nostro lavoro è prima di tutto ospitalità.
AV – Come mai ha scelto di unirsi al gruppo di maestri di cucina di Taste?
DC – Taste of Roma è un evento veramente importante per proporre qualche assaggio della mia cucina!
AV – E la sua cucina quali influenze racchiude?
DC – La vita dei contadini di ieri.
AV – Da dove prende l’ispirazione?
DC – Da qualsiasi cosa me la susciti.
AV – Come sceglie le materie prime? Preferisce piatti a chilometri zero ideati su ciò che il territorio offre o preferisce avere “quell’ingrediente” che reputa necessario anche se arriva da lontano?
DC – Come tipologia di prodotto preferisco usare in gran maggioranza le cose del posto, ma questo non deve mai compromettere la qualità.
AV – Faccio la giornalista, ma per passione sono anche un sommelier professionista, quanto è importante abbinare bene un vino a un piatto? O meglio, quanto un piatto perde, se abbinato a un vino che non lo valorizza?
DC – E’ molto importante non parlare di perdita, ma di dissonanza. Ed è molto importante sapere abbinare bene.
AV – Il piatto che più le ha dato soddisfazione?
DC – Patata “Interrata” (Terriccio ai Profumi della Terra).
Elisa Pasino