
Romanzo di una strage: un film per conoscere e riflettere

Dopo essere stato premiato agli Industry del Festival Visioni dal Mondo e dopo l’anteprima svoltasi a Palazzo Marino in occasione del cinquantesimo della strage di Piazza Fontana, l’ANPI Martiri Niguardesi ospitati dal Teatro della Cooperativa di Milano ha proiettato il film “Pino, vita accidentale di un anarchico”.
Milano, Italia.
Era il 2009 quando il Presidente della Repubblica di allora G.Napolitano sottolineava la necessità di “ridare e riaffermare l’onore di Pinelli”, di “rompere il silenzio” sulla vicenda. Propio lui, l’anarchico sospettato ingiustamente di essere coinvolto nell’attentato di Piazza Fontana fu “vittima due volte” dichiarò Napolitano rendendo onore alla vedova Licia Rognini.
Questo dovuto passaggio da parte dello Stato ha dato la forza alle due figlie, Claudia e Silvia, di riaffrontare il dolore che la vicenda ha comportato e di rileggere il rapporto con il loro padre interrotto in maniera così traumatica. Il punto di vista delle (allora) bambine consente di entrare poco alla volta in quel complesso nodo e di scioglierlo poco alla volta facendo emergere scorci di verità. Compare così un Pinelli conteso tra i suoi amori, quello per la compagna, per le figlie, per l’impegno sociale. Un padre che sapeva esserci anche quando la militanza politica lo richiamava all’azione. Un cavaliere sul suo drago rosso (uno scuter) che dalla lotta partigiana insegnava loro la solidarietà, l’importanza di scelte consapevoli, l’amore contrapposto all’egoismo.
Chi ha vissuto quei periodi oppure ha avuto la pazienza di informarsi sa benissimo quale fu la vergogna dello Stato nel coprire un omicidio perpetrato in quegli spazi che dovrebbero essere baluardi della democrazia. Tuttavia per la prima volta non si racconta solo della sua morte ma anche di quella che fu la sua vita, le sue idee, i suoi affetti. E trattenere le lacrime risulta difficoltoso vedendo un frammento di umanità cancellato dalla malafede e dall’arroganza umana.
Info: http://www.teatrodellacooperativa.it/
Testo e foto Pippo Biassoni