In collaborazione con il Museo Rodin, per la prima volta in Italia la serie di 15 statuine di danzatrici intitolata “Movimenti di danza”, insieme a disegni e fotografie inedite. Allestimento scenografico multimediale e interattivo a cura dello studio di design DotDot. Notevolissimo. Al Mudec, dal 25 ottobre al 10 marzo
Milano. Italia.
Chi non la ama, non la può capire. È lei, la Danza, la protagonista assoluta di questa preziosa mostra su Rodin e la danza, allestita al Mudec, a Milano, dal 25 ottobre 2023 al 10 marzo 2024.
Un momento di puro godimento per gli appassionati, un’occasione per un interessantissimo quanto imprevisto viaggio nel tempo per gli altri, attraverso un’accurata ricostruzione delle contaminazioni artistiche dell’inizio del secolo scorso in Francia.
L’esposizione universale del ‘900
Parigi, città natale di Auguste Rodin, accolse infatti l’Esposizione Universale nel 1900 che attirò nella capitale francese 50 milioni di visitatori e delegazioni da tutto il mondo, anche dal lontano Oriente. Fu presentata in tale occasione l’invenzione del cinematografo ad opera dei Fratelli Lumiére, che diede un grandissimo impulso alla diffusione della danza e alla sua evoluzione verso un concetto più libero e sperimentale di movimento rispetto al balletto classico. Rodin ebbe modo di conoscere artiste come Isadora Duncan e Loïe Fullere e assistere alle esibizioni del Balletto Reale di Cambogia che decise di seguire a Marsiglia per l’Esposizione Coloniale del 1906. Definì le ballerine cambogiane “incanto della mia vita“, le paragonò a “figure danzanti in marmo concepite da Michelangelo“.
In quello stesso grappolo di anni incrociò le coreografie dei Balletti Russi di Djagilev e ritrasse più volte dal vivo Alda Moreno, la sua modella preferita.
Rodin, ormai sessantenne, fu incantato dal gesto coreutico e le opere esposte al Mudec lo esprimono efficacemente. Le sue 15 statuine chiamate Mouvements de danse, mai esposte durante la vita dell’artista, sono gesti intrappolati nella terracotta, fotogrammi di un movimento pronto a librarsi nell’aria. La bellissima trasposizione video che scorre dietro la teca delle piccole sculture (presentate in modo che le si possa osservare da ogni angolazione) traduce l’idea di movimento catturata da Rodin.
Anche i disegni e le fotografie d’epoca esposte al Mudec colgono dettagli delle danzatrici che lo scultore, all’apice della sua produzione artistica, ritraeva nel suo studio mentre si muovevano liberamente nello spazio: i quadri, come le statuite, si possono osservare e appendere in varie direzioni, il movimento non ha punti cardinali.
L’uso del materiale scultoreo che fa Rodin, così come quello dello sfumino, tipico dei suoi disegni degli anni Dieci sconcertarono il panorama artistico e culturale dell’epoca e segnarono per sempre l’evoluzione della scultura in senso moderno.
La danza cambogiana
Affascinantissimo lo spazio dedicato alla danza e all’arte orientale: affiancano i disegni delle ballerine cambogiane e le sculture dell’attrice drammatica giapponese Hanako, che ebbe un forte impatto su Rodin, statuine di origine cambogiana, birmana e thailandese legate alla danza o alle divinità del periodo khmer, provenienti da diversi musei italiani, e filmati di straordinario valore storico sulle danzatrici che lo scultore incontrò o legati alla danza e cultura cambogiana.
In questo ambiente “laccato” di rosso è facile calarsi nello spirito dell’antica Cina.
Le due stanze successive propongono un Rodin proiettato nel futuro: contributi video e immagini delle compagnie e delle artiste che hanno omaggiato l’arte scultorea di Auguste Rodin danno vita alle sue sculture e celebrano il suo amore per la vera essenza della danza, spogliata di formalisti e inutili orpelli, liberata nella sua poesia di movimento puro, chiaro, eterno. Sono sei le coreografie ispirate a Rodin, ideate tra 1990 e il 2012, in cui si esibiscono Elizabeth Schwartz, Boris Eifman, Anna Halprin, Julien Lester, Anne Teresa De Keersmaeker e Alessandra Cristiani.
Esposto anche il magnifico Il Pensatore, che pare davvero un uomo di marmo ripiegato su se stesso impegnato a meditare con il gomito appoggiato al ginocchio e il mento appoggiato al pugno.
L’ultima stanza è un gioco: si invita il visitatore a partecipare al climax della mostra. Lo schermo davanti a sé cattura i moventi percepiti e la musica aumenta di intensità e volume seguendo il ritmo dell’improvvisato ballerino.
Le tre sezioni della mostra
Le tre sezioni di mostra, attraverso un complesso e accurato lavoro a sei mani, sono state curate rispettivamente da Aude Chevalier, conservatrice del dipartimento di sculture del Museo Rodin, Cristiana Natali, docente di Antropologia dell’Asia meridionale, Antropologia della danza e Metodologie della ricerca etnografica presso l’Università di Bologna ed Elena Cervellati, professoressa associata di Storia della danza e Teorie e pratiche della danza presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna.
Photo Elena Borravicchio