
RACCONTI DISUMANI, storie di metamorfosi a due sensi

Scrive Alessandro Gassmann nelle sue note di regia: «I due racconti di Kafka che ho scelto descrivono due umanità “disumanizzate”, che ci aiutano per andare in profondità, per capire meglio noi stessi»
Milano, Italia.
Racconti disumani, spettacolo andato in scena in questi giorni al Teatro Franco Parenti di Milano, è una vera e propria trasposizione teatrale di racconti del grande maestro boemo Kafka. Due straordinari artisti italiani come Alessandro Gassman (eccellente alla regia) e Giorgio Pasotti si mettono alla prova con le parole di Kafka e ci raccontano due storie, per parlare agli uomini degli uomini.
Una relazione per un’Accademia e La Tana sembrerebbero a prima vista semplici racconti di animali: una rende palese la superficialità di un modo di essere attraverso comportamenti stereotipati e primitivi, l’altra parla del bisogno di ogni uomo di costruirsi il rifugio perfetto dove sentirsi al sicuro dalle difficoltà e dalle angustie del mondo esterno.
La scena si apre con una scimmia, magistralmente interpretata da Giorgio Pasotti, che descrive in prima persona gli ultimi 5 anni della sua vita. Dalla sua cattura fino al suo completo “umanizzarsi”, il racconto mette in luce il progresso evolutivo e mentale del primate, in una continua e costante lotta tra la ricerca della totale libertà e l’accontentarsi di una via d’uscita più facile.
Ne La tana, invece, Pasotti veste i panni di uno stravagante roditore-architetto alla continua ed estenuante ricerca di protezione verso nemici e problemi apparentemente invisibili. La paranoia e la spasmodica ricerca di sicurezza piano piano fanno sgretolare tutte le sue certezze come un castello di carta. I cunicoli da lui stesso scavati, infatti, così come le vie di fuga e le provviste messe da parte fanno accrescere nel protagonista un senso di ansia e ossessione che lo fanno cadere in un vortice in cui viene inesorabilmente inghiottito.
L’attore protagonista si mostra in tutta la sua versatilità per dare una voce e un’impronta decisa ai due diversi personaggi
Un’ora e mezza di spettacolo puro dove gli spettatori, anche attraverso un gioco scenico fatto di luci, suoni e scenografie sempre azzeccate, sono investiti da altalenanti suggestioni e dubbi senza apparenti o facili soluzioni.
I due “Racconti Disumani” di Kafka sono piuttosto intensi e, come consuetudine nella produzione dello scrittore boemo, trasmettono i disagi, le oppressioni e le inquietudini dell’essere vivi. In tal senso, l’attore protagonista si mostra in tutta la sua versatilità per dare una voce e un’impronta decisa ai due diversi personaggi.
La perdita dell’identità e la paura del mondo esterno sono visti come elementi di disumanizzazione e -tra dinamiche di divisione sociale, minacce alla salute e attentati alla pace- estremamente attuali. Ciò concorre a una piena immedesimazione nello spettacolo che, con la scelta di Gassmann, riesce a dare voce alle inquietudini di ogni uomo.
La presenza di un attore solo sulla scena gioca a favore di una maggiore intimità ed emotività che, senza particolari distrazioni artificiose, corre dritta verso lo spettatore. E lo colpisce.
Photo courtesy by Teatro Franco Parenti
Jacopo Rossi
INFO
Teatro Franco Parenti di Milano – Produzione Teatro Stabile d’Abruzzo
La tournée, iniziata al Teatro Comunale dell’Aquila lo scorso anno, prosegue al Teatro Fabbri di Forlì (18 marzo), Palazzo Roma di Ostuni (25 marzo), Teatro comunale di Mesagne (26 marzo), Teatro Politeama di Bisceglie (1° aprile)