Qui dove la vita scorre lenta: racconto di un viaggio a Dakar (seconda parte)

Qui dove la vita scorre lenta: racconto di un viaggio a Dakar

Scritto da Giulia Mariani on . Postato in carnet-di-viaggio

DAKAR È UNA CITTÀ A MIO AVVISO MOLTO AFFASCINANTE. HO AVUTO FIN DA SUBITO IL DESIDERIO DI RACCONTARLA ATTRAVERSO CIÒ CHE I MIEI OCCHI HANNO VISTO E SPERO DI POTERVI TRASPORTARE INSIEME A ME IN QUESTO LUOGO SENZA TEMPO.

Dakar, Senegal.
Un viaggio parte sempre da dentro di noi, sempre. Il vero viaggio non è fatto di prenotazioni, di ristoranti stellati o residence confortevoli. Un viaggio è qualcosa di molto più profondo, lo inizierete a percepire molto prima della partenza e continuerete a sentirlo dentro per tutta la sua durata, e anche dopo, quando sarà giunto al termine, e ancora dopo nei giorni a seguire. E’ una forte emozione che colpisce le anime più leggere e che le spinge a partire, molto spesso senza una reale motivazione o senza la necessità di visitare un luogo sconosciuto. Il viaggio è quella lieve nota di desiderio, misto ad incoscienza, sempre viva dentro di noi.

Mi trovo a Dakar. Uno dei viaggi di lavoro che preferisco in assoluto. Ebbene si, purtroppo si tratta di una trasferta di lavoro. Questo paese ogni volta mi lascia emozioni contrastanti oltre all’innegabile desiderio di ritornarci sempre. Mi trovo a Dakar per la fiera Sencon che si svolge nel polo fieristico di Diamniadio e ospita espositori non solo dal Senegal ma anche da paesi limitrofi e paesi europei, primi fra tutti Italia e Portogallo. Ovviamente quando viaggio per lavoro, contrariamente a ciò che in tanti potrebbero pensare, il tempo per me si riduce al minimo. Ecco dunque che mi ritrovo, come in questo caso, a scattare delle foto da un’auto in movimento. Molto spesso non ho tempo da dedicare a riflessioni profonde, però ho tempo per sentire, per provare emozioni che oggi mi trovo ad abbozzare su un foglio bianco.

Il Senegal è indubbiamente un paese molto povero ed un viaggio qua può risultare economico, ma non così economico come in tanti potrebbero pensare. Ad esempio è molto più caro di numerosi paesi asiatici che ho visitato. Per darvi un’idea una cena fuori al ristorante in cui potrete deliziare dell’ottimo pesce accompagnato sempre da riso o da verdure grigliate può costare intorno ai 10 €, aggiungendo un drink uscirete dal ristorante con un conto non superiore ai 15€. Economico ma non troppo.

Un luogo dai mille colori

Dakar è per me una serie infinita di contraddizioni che inspiegabilmente si incastrano perfettamente tra loro e le donano un fascino senza eguali.  

Hotel e residence immersi nel verde curato dei giardini, fontanelle d’acqua dolce e rumorosi uccelli che vi svegliano al mattino, prati circondati da palme lussureggianti. Ristoranti sul mare che vi regalano la prelibatezza del pesce appena pescato, nell’atmosfera rilassante in cui la brezza dell’oceano vi smuove un po’ i capelli. Commercianti libanesi e francesi che frequentano questi luoghi abitualmente, quasi sempre accompagnati da altissime ragazze su tacchi colorati e vestiti che fanno invidia. Uomini europei che cercano di far fortuna e turisti rilassati sulle spiagge o che si mischiano nei locali più suggestivi.

E poi?

Viaggio a Dakar (seconda parte)

Immersa nella città vera, fatta di caos e di foschia, di vari volti di un paese che nasconde un popolo meraviglioso.


Poi giri l’angolo, due strade e si alza la polvere. La sabbia vi entra negli occhi e siete immersi nel caos e nel traffico più assordante fatto di motorini e macchine che continuamente bloccano le strade. Autobus con sportelloni aperti in cui la gente ci si arrampica letteralmente al loro passaggio. Ambulanti e mendicanti lungo tutte le vie del centro che vendono davvero la qualunque. Mercati affollati di gente, bancarelle di vestiti, di anacardi e altra frutta secca, di attrezzi da lavoro, di pezzi di ricambio per auto e motorini. I giochi indisturbati di ragazzini che corrono a piedi nudi e le strilla di quelli che si passano un pallone sgonfio durante una partita di calcio nel bel mezzo di Parcelles Assainies.

Poi i colori vivaci e meravigliosi degli abiti femminili, indossati da donne che camminano lungo la strada con pesanti ceste di frutta sulla testa si contrappongono al monocolore dei veli che le coprono i capelli o le parrucche dai più svariati colori e lunghezze.

Una nuvola bianca di sabbia ed umidità copre il cielo, un cielo che raramente assume la tonalità dell’azzurro qua a Dakar. E poi qualche istante prima dell’imbrunire, il sole. Grande come non lo avrete mai visto. Una sfera perfettamente circolare dal colore di un limone maturo che vi regala un tramonto sul mare, qui dove i surfisti cavalcano le onde più impetuose.

Discoteche e locali lungo tutta la “Corniche” la cui musica si confonde con il rumore della moschea che al calar del sole attira i più devoti. Insomma un totale e magnifico paradosso. Questo è Dakar. Il fascino di un paese dai mille colori.

Un popolo generalmente buono che si lascia cullar da questo scorrere lento della vita, una vita che fluisce senza troppi sforzi o necessità. Un popolo che vive con quello che ha e che sembra apprezzare davvero. Su quasi ogni angolo di strada i mendicanti alternano giorni di lavoro a giornate passate sotto l’ombra di una pianta, seduti su un masso a guardare con occhi quasi persi nel tempo e nello spazio il traffico esasperante. Il tic tac dell’orologio non esiste, la definizione del tempo come noi la conosciamo non esiste. Non vivono di scadenze, di appuntamenti o di orari. Lo stress di arrivare in ritardo o di rimanere bloccati nel traffico è qualcosa che qua non conoscono. Perché semplicemente va bene così e“ci vediamo domani inshallah”, si dicono. 

Non troverete troppi luoghi d’arte o cultura a Dakar, non avrete una lunga lista di siti da dover visitare perché non ce ne sono. Dakar non va vista, va vissuta, con la sensibilità di chi sa viaggiare, con la mente e il cuore di uno del posto. Se mai sarete di passaggio in questa città, per piacere o come me per lavoro, non ragionate troppo sulla lista di cose da vedere.

Aprite la porta e uscite

Immergetevi in questo popolo, sentitelo. Parlate con la gente, guardatela negli occhi, abbracciate i bambini e giocate insieme a loro, fatevi offrire una tazza calda del Tè tipico, accogliete questi attimi, questi momenti che generalmente ci sfuggono nella nostra costante distrazione di una vita fatta di corsa. Abbiate un’apertura del cuore tale per cui anche un mendicante che vi si avvicina per chiedere due monete vi possa far vibrare l’anima. Siate abbastanza sensibili perché un sorriso o un saluto di un bimbo possano regalarvi un momento che rimarrà fisso nei vostri ricordi.

Mi trovo a Dakar, in aeroporto ora, pronta o forse no per il rientro a casa. Vedo gente passare che si affretta ad acquistare gli ultimi souvenir che qui costano almeno il doppio e mi chiedo perché non lo avessero fatto prima, magari in una di quelle bancarelle di artigianato locale del centro o da uno di quei mendicanti che tanto si svenano per un pugno di monete in una giornata tipo. Ogni genere di creme, oli per il corpo ed estratti di Baobab qua vanno letteralmente a ruba. Sono le 23:00 e attendo il volo seduta su uno dei cigolanti sgabelli dell’aeroporto, e rifletto a come è inimmaginabile tutto questo per chi è a casa, in Italia. Come in certi momenti siamo talmente distanti nel percepire questa estrema compassione, se vogliamo usare questo termine, di un paese che va ma a ritmo suo.

E a me piace

Mi trovo a Dakar, seduta sul mio posto numerato 23H in aereo, davanti allo schermo touch che mi offre un alista infinita di film, serie Tv o qualsiasi altro genere di intrattenimento. Una hostess passa e mi lascia un kit dove all’interno trovo delle calze, dei tappi per orecchie, dentifricio e spazzolino ed una mascherina per dormire. Un ragazzino prende dal suo zaino un Ipad e mi chiedo per quale motivo non sia sufficiente uno schermo touch ad ultima generazione gentilmente proposto dalla compagnia aerea. Un sorriso mi sfiora un po’ le labbra e so che Dakar domani mi mancherà.

Sento le ruote dell’aereo che lentamente iniziano a muoversi, in un attimo cala il silenzio e la stanchezza del giorno mi assale. Immagini di quella vita quotidiana mi occupano i pensieri e ripenso a quella bimba che davanti ad un negozio di cisterne mi strinse le braccia attorno al collo, in un abbraccio lungo e pieno di amore che quasi mi si spezzò il fiato.  

Giulia Mariani

She’s not the same having seen the moonshine on the other side of the world. Dopo gli studi in Scienze della comunicazione è partita per l’Australia, paese di cui si è follemente innamorata e in cui ha vissuto per un anno scoprendo una grande passione per i viaggi zaino in spalla e per la natura selvaggia. Lasciata l’Australia ha girovagato per un po´ di tempo in sud est asiatico tra Vietnam, Laos e Thailandia prima di fare rientro in Italia. Oggi le lingue inglese e francese l’accompagnano nel ruolo di export manager per un gruppo di aziende nella provincia di Pesaro-Urbino e le consentono di abbinare ai viaggi avventura una miriade di viaggi di lavoro fra Europa, Maghreb e golfo arabo. I viaggi hanno sollevato in lei la passione per la scrittura, per raccontare quello che i suoi occhi hanno visto e continuano a vedere.