Un appuntamento molto importante, una mostra interessante, accurata e dettagliata su uno dei personaggi più amati e criptici di sempre: Picasso. La metamorfosi della figura si propone come un vero e proprio fiore all’occhiello per l’Italia per chiudere le celebrazioni del 50° anniversario della morte del celebre artista. Un’esposizione varia e ricca di contenuti inediti, che parte dal primitivo per giungere al contemporaneo, che guarda al passato per poi volgersi verso il presente: appuntamento al Mudec di Milano.
Milano, Italia.
Appuntamento da non perdere al Mudec di Milano con mostra “Picasso. La metamorfosi della figura”, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura, con Fondazione Deloitte come Institutional Partner della mostra e che vede il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia e dell’Istituto Cervantes di Milano.
L’esposizione, curata da Malén Gual, conservatrice onoraria del Museo Picasso di Barcellona insieme a Ricardo Ostalé, ha aperto al pubblico il 22 febbraio 2024 e presenta al pubblico oltre quaranta opere del maestro spagnolo, tra dipinti, sculture, insieme a 26 disegni e bozzetti di studi preparatori, del preziosissimo Quaderno n. 7 concesso per la mostra dalla Fondazione Pablo Ruiz Picasso – Museo Casa Natal di Malaga.
L’accompagnamento dei principali musei
Fondamentale per questa mostra, infatti, è la collaborazione da parte di i tutti i principali musei spagnoli che possiedono le più importanti collezioni di Picasso. La Spagna infatti è sempre stata la sua patria: le opere provengono in primis dalla Casa Natal di Malaga, ma anche dal Museo Picasso di Barcellona e dal Museo Reina Sofia di Madrid, oltre alla presenza di numerosi collezionisti privati.
Insieme all’apporto dell’Administration Picasso – presieduta dalla figlia Paloma Ruiz-Picasso – e degli eredi, che hanno creduto nel progetto espositivo di 24 ORE Cultura confermando importanti prestiti, la mostra “Picasso. La metamorfosi della figura” chiude dunque idealmente un lungo 2023 di celebrazioni del 50° anniversario della morte del pittore con una mostra che è fortemente e volutamente ‘spagnola’ nell’identità del progetto, ma ‘universale’ nel cuore della visione artistica che di Picasso propone al pubblico.
Il progetto sarà anche l’occasione per rivedere ospitata al Mudec, dopo anni, la Femme nue del Museo del Novecento di Milano, meraviglioso dipinto che fu fondamentale preludio al capolavoro picassiano Les Demoiselles d’Avignon, in dialogo con magnifici dipinti di maschere.
Dal primitivo al contemporaneo
La mostra, attraverso un gioco di specchi e rimandi, si rivolge al remoto passato per guardare al contemporaneo: la selezione della produzione del Maestro spagnolo presentata in mostra è in dialogo con un corpus di fonti antiche e reperti archeologici ed etnografici.
La mostra, dunque, guarda al primitivo per spiegare come l’opera di Picasso abbia affondato le sue radici nel passato, ma guarda anche al presente per fornire una chiave di lettura della evoluzione della pittura contemporanea e delle nuove generazioni di artisti africani che si sono trovati a confrontarsi con il genio spagnolo, e ne hanno rielaborato il suo linguaggio e la sua visione.
Le videoinstallazioni
La mostra racconta il processo creativo di Picasso anche attraverso le videoinstallazioni a cura di Storyville raccolte sotto il titolo A Visual Compendium, che accompagnano il visitatore lungo il percorso della mostra. Medialità e multisensorialità si dipanano di sezione in sezione, aiutando il pubblico ad approfondire il rapporto che il Maestro ebbe con le fonti artistiche primigenie che cambiarono per sempre il suo modo di percepire la figura, e in particolare con l’arte antica africana, l’“Arte nera”, nel processo di creazione de Les Demoiselles d’Avignon.
Il percorso
Per il critico e storico dell’arte Carl Einstein, queste opere sono “l’espressione di un dubbio tragico sulla realtà apparente dell’universo delle forme”. Con questa tesi, e seguendo un percorso in parte cronologico, la mostra si divide in sei sezioni, seguendo il fil rouge costante della ricerca e dello studio della forma.
PRIMA SEZIONE. Uno sguardo verso altre culture. La mostra si apre con una selezione di opere realizzate da Picasso nel 1906, sotto l’influenza dell’arte dell’antico Egitto e delle sculture iberiche. La sezione è arricchita da fotografie di opere collezionate da Picasso e dei suoi studi in merito a sculture e maschere. L’anno 1906 è cruciale nell’opera di Picasso, poiché corrisponde alla scoperta dell’arte di altre culture, come quella egizia, iberica e l’arte tribale, chiamata in quel periodo “arte nera”. Queste scoperte lo portano a ripensare il modo in cui rappresentare la figura umana, lontano dai canoni occidentali.
SECONDA SEZIONE. 1906-1907. Les Demoiselles d’Avignon. 26 disegni del quaderno n. 7 di Les Demoiselles d’Avignon e il magnifico dipinto Femme Nue, in prestito dal Museo del Novecento di Milano, sono il fulcro della sezione e cuore dell’intero percorso espositivo. A fianco del prezioso taccuino, saranno inclusi una maschera Suruku, un reliquiario Kota, una scultura Dogon e un’altra di Tellem. Il 1906 è l’anno del passaggio di Picasso al Cubismo, con una tendenza alla geometrizzazione delle forme. In tutto questo processo di consapevolezza e presa di coscienza formale di questi primi anni del Novecento, imprescindibile è l’opera Les Demoiselles d’Avignon, che, insieme a tutti i suoi studi compiuti nel 1907, rappresenta la pietra miliare decisiva sulla strada del cubismo.
In mostra è presente un taccuino del 1907, il cosiddetto Quaderno n. 7, proveniente dalla Fondazione Pablo Ruiz Picasso – Museo Casa Natal, in cui vengono presentati 26 fogli che ospitano disegni e schizzi preparatori della grande opera; nonché il magnifico dipinto Femme Nue, in prestito dal Museo del Novecento di Milano. Entrambi – insieme ad alcune maschere africane sono il fulcro della sezione e rappresentano il cuore dell’intero percorso espositivo.
TERZA SEZIONE. 1908-1927. Cubismi. Nella sezione vengono esposte alcune figure dal 1908 al 1917, poiché l’artista non faceva distinzioni tra il trattamento di oggetti, paesaggi o persone. Dopo il suo cosiddetto periodo “primitivista”, l’artista, insieme a Braque, creò il Cubismo, che assorbì le influenze della statuaria iberica, delle maschere e delle sculture africane e del geometrismo di Cézanne. L’apprezzamento dei contributi artistici delle culture extraeuropee portò Picasso a collezionare statue, maschere e altri oggetti provenienti dall’Africa e dall’Oceania, come si può vedere nelle fotografie dei suoi laboratori e delle sue case, presenti in mostra.
QUARTA SEZIONE. Dagli anni ’20 alla Seconda Guerra Mondiale. La permanenza dell’arte tribale nell’opera di Picasso. Questa sezione svela la permanenza nell’opera di Picasso degli stilemi ereditati dall’arte dei popoli africani. Dopo la Prima guerra mondiale, anche Picasso abbandona il cubismo come movimento e ritorna alla rappresentazione classica. Tuttavia, il contatto con i poeti surrealisti fa sì che Picasso, che durante tutta la sua vita aveva nella sua collezione personale statue iberiche, stampe giapponesi o sculture africane e oceaniche, torni a interessarsi delle culture extraeuropee e a catturarne la magia nella realizzazione delle sue opere pittoriche e scultoree. Il rapporto di Picasso con l’arte africana non era infatti solo di carattere formale ma dipendeva anche dall’ammirazione dell’artista per il suo carattere magico, e questa osmosi non venne mai meno nel suo lavoro creativo. Questa quarta sezione svela dunque la permanenza nell’opera di Picasso degli stilemi formali ereditati dall’arte dei popoli africani.
QUINTA SEZIONE. Metamorfosi della figura. In questa sezione sono esposte opere di Picasso tra il 1930 e il 1970, distanti dalla rappresentazione geometrica, molto più morbide, in cui gli elementi delle figure vengono strappati e rimodellati, mescolati e distorti, trasformati in forme lontane dalla rappresentazione diretta, ma riconoscibili come elementi umani. In questa sezione non sono incluse opere africane, poiché Picasso non si riflette in esse, ma è giunto all’essenza, alla magia che ha sempre cercato di afferrare partendo dall’amore per queste opere d’arte.
SESTA SEZIONE. Picasso e l’arte africana: un’attrazione reciproca. Se è ormai nota l’attrazione di Picasso per l’arte africana tradizionale, è fondamentale evidenziare l’importanza che gli artisti africani contemporanei attribuiscono all’artista andaluso. A titolo di esempio le opere esposte di artisti come il beninese Romuald Hazoumè, il mozambichiano Gonçalo Mabunda e il congolese Cheri Samba dimostrano il riconoscimento di Picasso come il principale interprete dei fondamenti espressivi del continente africano.
INFO
Per ulteriori informazioni e dettagli, consultare www.mudec.it
Foto Carlotta Coppo