
Palazzo Vendramin Grimani apre le sue porte al pubblico con un ricco calendario di iniziative culturali

Presentate a Venezia le linee programmatiche delle attività culturali che la Fondazione dell’Albero d’Oro intende realizzare nella sua sede di Palazzo Vendramin Grimani. Da adesso al 2024 si susseguiranno mostre temporanee, residenze d’artista, pubblicazioni di carattere scientifico.

Venezia, Italia.
Il 2021 è stato l’anno della riscoperta di Palazzo Vendramin Grimani a Venezia: per la prima volta questo bellissimo palazzo sul Canal Grande ha aperto le sue porte al pubblico con visite guidate. A renderlo possibile la Fondazione dell’Albero d’Oro, che ne ha curato il lungo restauro e ora si sta impegnando per trasformarlo in un polo di attrazione culturale.
Opera in Studio è un progetto che prevede la presenza di un capolavoro proveniente da collezioni private, dunque normalmente non fruibile al grande pubblico. La prima di queste mostre temporanee riguarda Ritratto di bambina di Lorenzo Tiepolo, che sarà visibile nella Sala del Doge fino al 10 marzo 2022. Un quadro poco noto e un soggetto raro: una bimba ripresa di fronte in un seggiolone imponente, che somiglia in realtà più a un sarcofago. Lorenzo Tiepolo è il secondo figlio pittore del grande Giambattista, che vive quel periodo di passaggio tra il trionfo dello stile paterno e l’avanzata del neoclassicismo. Un paziente lavoro di restauro ha ridato al quadro il suo antico splendore. E le analisi ne hanno messo in evidenza gli aspetti nascosti, i ripensamenti e le pennellate iniziali.
In concomitanza alla mostra è stato pubblicato il primo volume della collana I quaderni dell’Albero d’Oro: un approfondimento sull’opera che di volta in volta sarà esposto nel Palazzo. Il secondo quaderno è previsto tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. La Fondazione però non ha ancora rivelato quale sarà il capolavoro protagonista della nuova esposizione.
I progetti futuri
La Fondazione però punta a un programma molto ricco. Dal 21 febbraio al 10 marzo 2022 il Palazzo ospiterà poi il primo Artista in Residenza: le sale diventeranno un atelier temporaneo per l’artista messicano Bosco Sodi. In concomitanza con la Biennale d’Arte 2022 le sue opere saranno visibili a Palazzo dal 23 aprile al 27 novembre. In particolare un’installazione di 195 sfere di argilla che rappresentano tutti gli stati del mondo: i visitatori potranno spostarle, modificando in questo modo l’installazione. Bosco Sodi è un artista poliedrico che affronta spesso temi legati all’idea del viaggio, del nomadismo, del flusso. Aveva senso che lui fosse il primo artista ospite di un rinnovato palazzo che vuole essere uno spazio attivo con uno sguardo aperto e internazionale.

Il 2023 sarà poi l’anno delle grandi mostre a Palazzo Vendramin Grimani. Niccolò Manucci. La straordinaria vita di un veneziano nell’India Moghul sarà un’imperdibile occasione per scoprire la storia di questo veneziano avventuroso. Manucci (1638-1717) fu per l’India ciò che Marco Polo fu per la Cina: grazie al suo viaggio in Asia, dal quale decise di non tornare, l’India sembrava un po’ più vicina e la fama di Venezia si ampliava ancora un po’. Conosciamo la sua preziosa testimonianza grazie a due libri, che i curatori sperano di poter riunire a Palazzo: il Libro Rosso, ora alla Bibliothèque Nationale di Parigi, e il Libro Nero, conservato alla Biblioteca Marciana assieme al manoscritto originale.
Tra il 2023 e il 2024 sarà poi la volta di Ritorno a casa. Storie di famiglie, arte e collezioni a Ca’ Grimani dall’Albero d’Oro, un progetto ambizioso che punta a riportare a casa quadri, sculture, mobilio, oggetti d’uso quotidiano che costellavano il Palazzo quando era una dimora di famiglia. Un’idea bellissima per dare ai visitatori un assaggio dell’atmosfera che si respirava quotidianamente in questo splendido edificio storico. L’attenzione sarà concentrata soprattutto sulla collezione d’arte Grimani-Marcello, oggi smembrata tra innumerevoli realtà museali in Europa e Stati Uniti, ma anche sulla storia privata delle famiglie che abitarono queste stanze.
Photo Marta Covre.