
Moby Dick alla prova: sfidare la natura ignorandone l’appartenenza

Al Teatro Elfo Puccini, Milano, solo fino al 6 febbraio, va in scena alla sala Shakespeare “MOBY DICK ALLA PROVA”, di Orson Welles. Spettacolo da non perdere, ricco di suggestioni, comparazioni con l’oggi, riflessioni su sociale.

Milano, Italia.
Ogni spettacolo teatrale, penso, possa essere considerato un atto di interesse. Può disattendere le aspettative, ma rappresenta un confronto tra il sé e l’altro: è attivare il vissuto degli spettatori per indirizzarlo verso possibili immaginari.
Poi ci sono i “colossal”, quegli eventi che ti fanno sentire dentro, ti trascinano e ti portano, guidando emozioni e stati d’animo,; quelli per cui ridi, piangi, t’appassioni.
MOBY DICK ALLA PROVA fa parte di quelli ultimi. Coinvolgente la scenografia, ben cadenzato il ritmo narrativo, nonostante le difficoltà incontrate all’apertura del sipario (quarantene covid ecc.) che hanno costretto a rimaneggiamenti. L’Opera che riprende il testo di Orson Welles, non è tanto un adattamento del romanzodi Melville, quanto una riscrittura in cui si incastrano vari piani interpretativi che subiscono l’effetto catartico della Bianca Balena: il nome Moby Dick evoca al pari della Tempesta shakespeariana, incarnando sia la cieca follia umananel “tendere a…”che la rabbia di una natura ritenuta a torto assoggettata all’uomo.
Gli attori, molto compresi nelle parti, restituiscono l’esaltazione, l’infatuazione verso i miraggi; nella loro recita vedi la sfida, l’avventura, l’accarezzare la morte come sferzata del sentirsi vivi, l’arrendersi al fato e nel contempo la speranza nella fede. Achab (De Capitani) è folle nella sua apparente normalità quanto Pip rappresenta la riconosciuta follia che affronta senza scuse la realtà: in lui “il Re è nudo” anche se tutti fingono di non vedere l’abisso.
Sfida nella sfida, rimane poi l’essenza dell’atto teatrale in sé: “Fammi capire…hai fatto credere all’impresario che saremmo stati in grado di inscenare in questo teatrino un naufragio, un tifone, un’enorme balena bianca” cita il testo di Welles. E sfida nella sfida lo spettacolo coglie il segno, a giudicare dal prolungato applauso e dal profumo di mare, quell’attaccaticcio salmastro che sembra accompagnarti all’uscita.
Photo Marcella Foccardi
Pippo Biassoni

INFO
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