Line: la sindrome di essere primi e la perdita della congruenza

Line: la sindrome di essere primi e la perdita della congruenza

Scritto da Redazione on . Postato in Appuntamenti, cinema

In scena al Teatro della Cooperativa la prima nazionale di LINE, da 17 maggio al 12 giugno ’22 (testo di ISRAEL HOROVITZ e regia di RENATO SARTI, con Valerio Bongiorno – Francesco Meola- Rossana Mola – Mico Pugliares – Fabio Zulli).

Milano, Italia.
Chissà quante volte l’avrete pensato vedendo l’auto che, con manovre spericolate, s’infila davanti a te. Può avvenire ad un semaforo in attesa del verde, mentre lentamente si procede sull’autostrada, mentre si deve rientrare per riduzione delle corsie. Cosa frulla nella testa di persone che hanno questa esigenza come priorità. E questo al netto di eventuali giustificazioni, del dito guardato per non vedere la retrostante luna.

Horovitz nel 1967 ne fa un testo; un testo drammatico che ruota attorno a cinque personaggi, quattro uomini e una donna, che lottano per la conquista del primo posto in una fila. Essere primi scatena poco alla volta aspetti di fragilità personali, rivalse e meschinità, bisogni identitari. Il senso della coda, la motivazione piuttosto che lo scopo, sono ininfluenti davanti un sé monade che si pone con le proprie armi in guerra di supremazia: la logica condivisa, quella nel sociale, lascia il posto a singole realtà tutte autoassolutorie, prioritarie, irrinunciabili.

Mico Pugliares apre la scena presidiando la linea che segna l’inizio della coda. Posizione meritata con bivacco mattiniero: è a buon titolo il primo. Francesco Meola è il secondo ad arrivare, ma mette in atto le proprie capacità strategiche ricercando pertugi di consenso per accaparrarsi la prima posizione. L’arrivo della donna è il deus ex machina che renderà “dinamica” quanto pareva codificato.

Il testo mi è parso di gran stimolo riflessivo e di cocente attualità; attualità con la guerra ai confini dell’Europa, con il quotidiano non indagato, con il pensiero maschilista ai confini della misoginia che caratterizzano la figura femminile. 
Nella guerra ci sono interessi economici mostruosi, ma c’è anche tanta dinamica socio personale; nella fretta del quotidiano c’è la foglia di fico a celare scelte/necessità, il si deve, bisogna; nella misoginia c’è tutta la visione del secolo scorso non sufficientemente indagato.

Soprattutto però mi preme evidenziare che l’adattamento scenico di Sarti e la perizia dell’attrice/attori rendono la rappresentazione divertente, coinvolgente ed a tratti esilarante; personalmente trovo che la capacità di coinvolgere lo spettatore in riflessioni non poco impegnative, calandolo poco alla volta in quell’immaginario che solo il palcoscenico sa regalare, con un finale liberatorio in risate, sia passare una bella serata di teatro.
Info: Teatro della Cooperativa
Photo. Laila Pozzo


Pippo Biassoni