
La Cappella Espiatoria e la rete dei musei e dei luoghi della cultura

Mercoledì 1 dicembre 2021 sono stati presentati alla stampa i lavori di restauro della Capella Espiatoria ubicata a Monza. Alla presenza del Sindaco di Monza, della responsabile regionale (Direzione regionale Musei della Lombardia del Ministero della cultura) Emanuela Daffra , di Barbara Galli precedente direttrice del museo e organi d’informazione è stato fatto il punto sull’andamento dei lavori.

Monza, Italia.
Breve cronistoria del restauro
Nel 2018 fu attivato un cantiere di restauro pilota, condotto dalla dottoressa Palazzo, per definire una metodologia d’intervento che potesse poi essere applicata all’intera struttura che presentava diversi fattori di degrado. I test diagnostici si sono rivelati fondamentali per poter scegliere i materiali da applicare nei cantieri successivi che dovrebbero vedere la conclusione dei lavori nel prossimo 2022. E’ propio grazie ai test diagnostici che è in via di definizione il progetto per poter intervenire su tutta la parte basamentale del Museo; questo vale anche per il restauro pilota condotto sulle campate 30 e 31 dell’Esedra valutando sia le caratteristiche chimiche di alcuni materiali costitutivi che le cause ed i fattori di degrado che le interessano.
Nel restauro sono rientrati anche i giardini, i viali percorribili e le vie d’accesso; menzione di rilievo è l’inserimento di una panchina rossa nella struttura a denuncia della violenza che tuttora subiscono le donne che attualizza le tematiche che hanno legato il secolo scorso e purtroppo segnano il presente.
Cappella Espiatoria luogo di storia
Il monumento fu voluto da Vittorio Emanuele III, figlio e successore di Umberto I per commemorare il luogo in cui il padre venne ucciso dall’anarchico Gaetano Bresci il 29 luglio 1900.
La struttura è alta 35 metri , è costituito da una stele dove si staglia una croce in alabastro innalzata su una base in cui trovano posto una cripta ed una cappella.La cripta, in basso, è impreziosita da mosaici e marmi su modello del Mausoleo di Galla Placida a Ravenna e vede al centro un cippo in marmo nero a commemorare il punto esatto in cui avvenne l’attentato.

Il contesto dentro cui si sviluppò il regicidio (era scampato ad altri due attentati precedenti) è quello dei moti di Milano tra il 6 e 8 maggio del 1898 dove i 15.000 militari presenti nella città al comando del generale Bava Beccaris repressero nel sangue la rivolta uccidendo 81 persone e ferendone 450. Il 5 giugno dello stesso anno il re Umberto I insigni il generale con l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia e nel luglio lo nominò senatore. “Alle grida strazianti e dolenti di una folla che pan domandava, il feroce monarchico Bava gli affamati col piombo sfamò”, così cantava l’”inno del sangue” che in seguito prese titolo “il feroce monarchico Bava”. Umberto I continuava la politica paterna incoraggiando il governo Depretis ad avvicinare l’Italia agli imperi d’Europa; ricevette dal popolo l’epiteto di buono per l’impegno profuso con la regina in occasione di alcuni eventi catastrofici ( terremoto di Casamicciola Ischia nel 1883, l’anno dopo per il colera a Napoli ed in Piemonte, l’inondazione nel Veronese nel 1882) ma di idee molto conservatrici temeva e mal sopportava la crescente consapevolezza della classe lavoratrice che spesso sfociava in rivendicazioni e proteste. Proteste che reprimeva spesso in maniera brutale e che gli costarono la vita.
Personalmente, per quanto possa valere, gli riconosco un merito: aver inserito nel codice penale (tramite Zanardelli) l’abolizione della pena di morte, con alcune concessioni sulla libertà di sciopero.
Foto Fabrizio Redaelli
Pippo Biassoni