Dal 4 maggio al 6 luglio, alla Villa Contemporanea di Monza, in via Bergamo 20, una antologica di Bruno Freddi, ispirata alla grande umanità e poliedricità dell’artista lecchese

Monza, Italia.
Quando conosci Bruno Freddi l’unica vera domanda che ti si affaccia prepotente alla mente è: “Come ho fatto finora senza conoscerlo?”.
Bruno Freddi è tutto: è pittore, scultore, orefice, danzatore butoh, maestro di yoga, attore, poeta, sceneggiatore nonché possessore di “una grande umanità che da sola è un’arte sociale, che vuole condividere con noi!”, citando l’amico e curatore Massimo Gianquitto, nel discorso fatto all’inaugurazione, sabato 4 maggio.
Uomini d’oro
“Uomini d’oro – Percorsi emotivi è una piccola antologica che – spiega la gallerista Monica Villa – mi fa particolarmente piacere ospitare perché chiude idealmente il cerchio con la prima mostra del maestro Freddi, sull’oreficeria, che io vidi in Villa Reale, nel 1985, fresca di studi liceali, quando sognavo di intraprendere anch’io quel percorso”. È davvero azzeccato anche il titolo della mostra: gli uomini (e le donne) di Freddi sono d’oro! Sono coperti di colore oro che rappresenta e sublima il materiale cangiante di cui sono fatte le coperte termiche che coprono le spalle dei naufraghi di oggi, ma sono soprattutto fatti di materiale prezioso dentro: è il loro coraggio di rischiare il tutto per tutto per una vita migliore a brillare come oro. I volti del quadro che dà il titolo all’esposizione, Uomini d’oro, del 2016, sono abbozzati, non definiti eppure di estrema espressività. Emanano fatica e dignità. La stessa intensità si ritrova nella scultura Emigrante, anch’essa del 2016, un’istantanea della stanchezza di ogni viandante, di ogni tempo, costretto a mettersi in viaggio verso un luogo di pace, seduto un momento a riposare, le valigie per terra al suo fianco.
L’esperienza della guerra si è incisa nell’animo di Freddi fin da bambino quando, durante il secondo conflitto mondiale: “Guardavo il cielo immaginando che ne sarebbero scesi coriandoli e volantini colorati e invece dall’alto piovevano bombe. Capii in quel momento che voce aveva la guerra…”.
I percorsi “emotivi” della mostra, come riporta il titolo, sono molteplici, come molteplici sono le passioni di Freddi: nella prima stanza ci sono opere che vanno dagli anni Settanta ad oggi, che ritraggono la figura umana, con uno stile molto immediato, un uso del colore materico e una speciale attenzione ai fragili.
Danza butoh e oreficeria
Nella seconda stanza troviamo opere degli anni Settanta, Novanta e Duemila: quadri ispirati alla danza butoh, in cui il gesto è imprigionato nell’attimo esatto in cui si compie; quadri realizzati con materiali di recupero, carta e stracci; opere con incastonati nella tela gioielli costruiti da Bruno Freddi; c’è anche una copia della corona ferrea, realizzata dall’artista. Il Museo e Tesoro del Duomo di Monza ne conserva un’altra copia e offre uno sconto a coloro che, muniti del materiale sulla mostra della Villa Contemporanea, volessero visitare anche il museo del Duomo, come a completamento ideale del percorso.

Namasté
Non era semplice cogliere le parole che il maestro ha dedicato ai visitatori durante l’inaugurazione, tanto era gremita la galleria: ma era un piacere anche solo immaginarle, accompagnate dai gesti eloquentissimi che le sue mani, i suoi occhi, il suo capo facevano, vibrando di emozione, senza risparmiarsi. A dispetto della sua avanzata età (anagrafica).
Il bellissimo saluto però, riferito all’opera realizzata con la giovane artista Anna Turina, Archeologia di un gesto dato da uno spazio, proprio in occasione della mostra, lo abbiamo colto tutti: “Namasté vuol dire: tu sei partecipe per tutto di tutto l’universo, io altrettanto, io e te siamo una cosa sola! Namasté!”.
Tra pochi giorni a Osnago inizierà la VI edizione della Biennale di arte contemporanea La voce del corpo ideata da Bruno Freddi: non vediamo l’ora!
Info: Villa Contemporanea
Photo Elena Borravicchio