Quando il sole tramonta e le stelle illuminano la notte, giunge l’ora della leggenda e del mistero.
Celleno (VT), Italia.
Il viaggio di Enea, l’incontro con le Arpie, la premonizione di carestia e pestilenza e la presenza di un’anima incombente che veglia sul borgo, il Borgo Fantasma di Celleno. Io, il signore di questo posto, vi porterò alla scoperta di un luogo mistico ed incantevole, cupo e soleggiato con le visite live guidate su Facebook.
Ero il signore del borgo, abitavo a Piazza del Comune nel Castello che ora è degli Orsini, la mia è la famiglia Gatti una delle più potenti famiglie viterbesi che governò Celleno fino a quando io, Giovanni Gatti, l’ultimo erede, fui ucciso da Papa Alessandro VI (Borgia) per essermi rifiutato di riconsegnare il castello. Ora son diventato un fantasma tra paesaggi verdeggianti, tufo cadente e alberi rossi di ciliege. Seguo il colore del cielo e dove prima si ascoltavano i tuoni del suolo, ora non c’è altro che il silenzio. Il continuo tremare della terra pian piano ha reso il Borgo di Celleno un paese “fantasma”, completamente disabitato.
Oggi sono ancora qui, signore e fantasma del borgo, e vi porterò attraverso questo seducente paesaggio nel cuore della Teverina.
Su di un’alta rupe tufacea sorge il Borgo Antico di Celleno, avvolto dall’aura di mistero della leggenda delle Arpie. Celeno, da dove sembra provenire il nome del luogo, è la più oscura, terrificante figlia di Taumante ed Elettra, descritta nell’Eneide di Virgilio. Il suo corpo di donna alata con artigli aguzzi e ricurvi, occhi spalancati incattiviti, bocca chiusa, ma denti affilati, è diventata lo stemma del borgo.
Il nostro tour partirà da Piazza del Mercato, per salire sugli scalini di Via del Ponte ed arrivare così alla Porta Vecchia. In punta di piedi, in silenzio, senza spaventare gli unici abitanti del paese, ovvero i gatti, varchiamo la porta e ci troviamo immersi all’interno della vecchiaia del passato. Giriamo per viuzze, incontriamo forni, case, chiese, lanterne, finestre spalancate sul nulla, fregi di case nobiliari, e pareti rimaste dipinte in quel vecchio lontano tempo. Entriamo nell’unica abitazione del borgo, quella che era il mio castello, ora divenuta la casa del maestro Enrico Castellani, pittore italiano, deceduto nel vicino 2017. Saliamo sul punto più alto, ammiriamo il video dal drone, e perdiamo così il nostro sguardo sull’immensa distesa abbandonata dalla civiltà. Spiragli di luce delle lanterne di notte si incastrano tra casette e torricelle e da lassù pare a te di guardare un presepe vuoto, senza i vecchi del villaggio, il bue e l’asinello.
Usciamo dal lugubre mistero ed entriamo nell’attuale “Rifiorire”. Germoglia la positività, germogliano le ciliegie e ci si prepara a quella festa che innalza la mano del vincitore di “sputo del nocciolo”, germoglia la lucentezza di un borgo che per anni ha celato dei misteri ma che ora vuole svelarli alla gente. Come un raggio di luce che arriva su una pianta che ha dormito per tutto l’inverno e solo adesso piano piano si sveglia, assistiamo così ad una promozione del territorio fatta dal comune stesso affinchè tutti possano conoscere la bellezza di questo luogo. Uno tra i borghi più belli d’Italia a detta del quotidiano britannico Telegraph.
Questo è tutto da quello spirito che probabilmente ha lasciato qualcosa in sospeso nel mondo dei vivi.