Il Tesoro di San Gennaro: meraviglia e bellezza dal valore inestimabile nel cuore di Napoli

Il Tesoro di San Gennaro: meraviglia e bellezza dal valore inestimabile nel cuore di Napoli

Scritto da Alessandra Chianese on . Postato in Cultura

UN LUOGO IN CUI MERAVIGLIA E BELLEZZA REGNANO SOVRANE: IL TESORO DI SAN GENNARO, CUSTODITO NEL CUORE DEL CENTRO STORICO DELLA CITTA’ PARTENOPEA, PREVEDE L’ENTRATA DEI VISITATORI DALLA CAPPELLA DEL TESORO, GIOIELLO DI ARTE E ARCHITETTURA, CON LA PIU’ GRANDE COLLEZIONE DI ARGENTI AL MONDO, PER POI PROCEDERE NELLE SALE MUSEALI, DOVE SI POSSONO AMMIRARE SPLENDIDI GIOIELLI. TANTE LE TIPOLOGIE DI VISITE PROPOSTE PER RENDERE L’ESPERIENZA UNICA E INDIMENTICABILE.

Napoli, Italia.
Un Tesoro celato e custodito nel cuore della città partenopea, gioielli caratterizzati da pietre preziose dal valore inestimabile, luccicanti nel buio della sala, collocati in un’atmosfera sapientemente scelta per dare alle bellissime creazioni ancora più risalto e vigore. Il Tesoro di San Gennaro è il luogo ideale per intraprendere un’incredibile visita tra meraviglia e stupore, è incantarsi costantemente dinanzi a vere e proprie opere artistiche: il percorso, rinnovato in questi ultimi mesi, prevede l’entrata dei visitatori dalla Cappella del Tesoro, gioiello di arte e architettura con la più grande collezione di argenti al mondo, per procedere poi, attraverso le Sacrestie, nelle sale museali, che narrano 500 anni di donazioni dei fedeli al Santo, e che ospitano la splendida mitra del 1713, la collana di San Gennaro, che raccoglie doni di re, regine e devoti, e numerosi oggetti preziosi donati da sovrani e papi in onore del Santo Patrono della città.

La storia del Tesoro di San Gennaro

Il Tesoro di San Gennaro è una delle rarissime collezioni di gioielli al mondo che, anziché essere formata da lasciti familiari o ruberie di guerra, si snoda intorno a un soggetto legato alla città che la ospita: San Gennaro, il santo patrono di Napoli. La storia che ha portato a questo preziosissimo patrimonio, tra i più importanti al mondo, dotato di 21.613 capolavori, è lunga, ma molto interessante: San Gennaro è un martire cristiano, che intorno al 305 d.C., viene condannato a morte dall’Imperatore Diocleziano perché professa la religione cristiana. Essendo patrizio, beneficia di un amaro privilegio: essere condannato per decapitazione e non per crocifissione. L’esecuzione si compie all’interno della solfatara di Pozzuoli, un piccolo vulcano; qui, è presente la prima simbologia: San Gennaro è stato, è e sarà per sempre il protettore di Napoli dai vulcani e dal terremoto. Sempre in quest’occasione, avviene un altro fatto simbolico: una sua parente prossima ne raccoglie il sangue e lo depone vicino al suo corpo, secondo un’usanza comune tra i familiari dei giovani martirizzati. Si tratta di quel sangue intorno a cui si è sviluppata una storia di cultura e di fede senza precedenti.

Mille anni dopo, nel 1305, a Napoli regna una dinastia illuminata, gli Angioini, che danno molta vitalità all’economia pubblica con la costruzione di nuovi edifici, fra cui il Duomo di Napoli, dove si trova la Cappella del Tesoro di San Gennaro. 

La grande intuizione di Carlo II d’Angiò, però, non è solo quella di costruire edifici grandiosi, ma anche di dare impulso all’attività privata, in particolare a quella degli orafi. Ha così un’idea geniale: regalare al popolo di Napoli un’opera che possa rimanere nei secoli, il busto di San Gennaro, che è già venerato con il culto delle sue reliquie, sebbene venga santificato da Papa Sisto V solo alla metà del 1600. Per realizzarlo, il re chiama a corte quattro orafi provenzali, col duplice scopo di realizzare l’opera e ridare vita all’arte orafa napoletana che già in tempi remoti era presente nel tessuto sociale, lavorativo e artigianale della città.

L’idea di Carlo II d’Angiò è talmente riuscita che il busto che fa realizzare è lo stesso presente ancora oggi sull’altare della Cappella del Tesoro di San Gennaro, adoperato in processione.

Trent’anni dopo, Giovanna d’Angiò costituisce la prima corporazione di orafi al mondo, dà loro una sede: si forma così il Borgo degli Orefici, con cui nasce la grande oreficeria napoletana, con uno statuto e con i punzoni che marchiano e datano le opere che escono da ogni laboratorio orafo.

Nel Seicento, nel Settecento e nell’Ottocento, sono ben 350 i laboratori che forniscono il 70% degli argenti e degli ori in tutta Europa: qui viene realizzato il 98% delle opere del Tesoro di San Gennaro, che contiene, tra le altre cose, la più importante collezione di argenti al mondo. Tra queste ci sono 54 statue d’argento, raffiguranti ben 53 compatroni, a ciascuno dei quali è dedicata una statua: questi aiutano San Gennaro a proteggere la città.

Nel 1526, Napoli è afflitta da tre flagelli. Gli Angioini hanno perso il regno e tentano di riconquistare la città avvelenando il fiume Bolla: questa scellerata scelta comporterà l’arrivo della peste e la conseguente morte di 250.000 persone. Il Vesuvio è particolarmente esuberante e provoca con le sue eruzioni trenta terremoti al giorno. Infine, Napoli è devastata dalla carestia.

È questo il momento in cui i napoletani fanno un voto a San Gennaro, con la promessa che, se lui farà terminare questi tre flagelli, gli dedicheranno la nuova Cappella del Tesoro. I napoletani vogliono sottoscrivere questo voto non solo con le preghiere, ma firmando con lui un vero e proprio contratto: i rappresentanti dei sedili della città, che hanno un grande potere normativo, vanno da un notaio, che redige un atto con il Santo, morto 1.200 anni prima. E il nesso di reciprocità giuridica viene brillantemente risolto, perché cinque giuristi garantiscono per San Gennaro. Un’idea assolutamente brillante: nonostante San Gennaro non vada a firmare l’atto, mantiene l’impegno e fa terminare i tre flagelli. 

Così i napoletani gli dedicano la Cappella del Tesoro di San Gennaro, oggi da visitare e ammirare. Nel contratto con San Gennaro, c’è però una clausola precisa: i soldi devono essere solo dei napoletani; nasce così una Deputazione laica per la costruzione della Cappella del Tesoro di San Gennaro e, grazie a questo voto, la Cappella non appartiene alla Chiesa, ma alla città di Napoli.

Le diverse tipologie di visite

Esistono diverse tipologie di visite che il museo propone quotidianamente e in determinati giorni del mese: tutte con il medesimo percorso, ma alcune con delle peculiarità, in modo da rendere l’esperienza unica e indimenticabile. Vediamole nel dettaglio:

visita guidata del museo e della Cappella: la visita classica realizzata negli orari di apertura del museo e della Cappella;

visite teatralizzate: ogni mese, verranno proposte dal museo per scoprire i dettagli più celati e svelare tutte le curiosità inerenti alla storia di Napoli e San Gennaro. I visitatori saranno allietati da guide speciali, interpreti di sovrani, nobili e anche persone comuni del passato. Fra i personaggi storici presenti, si incontreranno lungo il percorso Giovanni Spera e sua moglie Anna Lucrezia Spera, che sveleranno la storia della collana di perle che i coniugi donarono a San Gennaro, mentre il Re Ferdinando IV e la moglie Carolina si animeranno per raccontare le vicende legate alla famosa collana gemmata. Infine, nel saluto finale, ci sarà l’interpretazione di una delle “parenti” del Santo, affiancata dal personaggio di Giuseppe Navarra, conosciuto come il Re di Poggioreale, che fu artefice del ritorno a Napoli del Tesoro di San Gennaro. Un vero e proprio viaggio nel passato per immergersi ancora di più nella storia e nella bellezza del Tesoro e della Cappella dedicate al Santo;

visite in napoletano: l’appuntamento con gli itinerari in lingua napoletana, per calarsi nella Napoli più autentica e ripercorrere la storia della città, del suo santo patrono e del popolo a lui devoto. Il percorso parte dalla Real Cappella e attraversa le magnifiche sacrestie, per proseguire poi nelle sale del museo del Tesoro di San Gennaro, fino al bellissimo cortile;

visite serali a porte chiuse: una visita guidata speciale, che si svolge durante l’orario di chiusura del Museo e della Cappella. Il pubblico è condotto in un itinerario alla scoperta del Museo del Tesoro di San Gennaro, partendo dalla Real Cappella e attraverso le magnifiche sacrestie, per conoscere la storia e le leggende della sua nascita;

visite serali in autonomia: per chi intende svolgere il percorso in autonomia, da giugno 2022 è disponibile la nuova audioguida “Un Tesoro di audioguida”, prodotta da D’Uva, l’azienda che da ottobre 2021 gestisce il Tesoro di San Gennaro, con le voci narranti nella versione italiana e napoletana di Toni Servillo, Patrizio Rispo, Nunzia Schiano, Maurizio de Giovanni, di Don Riccardo Carafa d’Andria e di Monsignor Vincenzo de Gregorio, accompagnate dalle composizioni originali di Antonio Fresa, e con la partecipazione straordinaria di Raiz, Pietra Montercorvino, Eugenio Bennato, Vincenzo de Gregorio, Maurizio Capone, Marco Zurzolo e l’Orchestra Giovanile Sanitansamble;

visite per i più piccoli: periodicamente, vengono riservati eventi e occasioni speciali per i più piccini, come nel ponte di Ognissanti, momento in cui è stata proposta una caccia al tesoro.
Photo Simone Florena

INFO

Bellezze da ammirare, opere preziose che illumineranno gli occhi dei visitatori: un viaggio incredibile assolutamente da non perdere nel cuore della città partenopea. Per scoprire tutte le novità, prenotare un’estasiante esperienza alla scoperta del Tesoro di San Gennaro, consultare www.tesorosangennaro.it

Alessandra Chianese

Nata e vissuta in provincia di Napoli, è da sempre appassionata di arte, di cultura, di moda e del buon cibo italiano. Giornalista, fin da piccola mostra un costante interesse per l’attualità e la politica, determinanti nella sua scelta di vita professionale. Amante delle lingue, adora viaggiare, scoprire nuovi posti e allargare i propri orizzonti. La frase che più la rispecchia è un passo scritto dal grande poeta Dante: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.