Artista futurista, grafico e architetto, Ivanhoe Gambini è una sorpresa. Con la consueta accurata ricerca storica la galleria monzese offre una personale interessantissima, curata da Maurizio Scudiero, dall’11 novembre al 27 gennaio. È merito dello stesso Scudiero insieme alla contessa Maria Fede Caproni se Gambini venne riscoperto negli anni Ottanta, grazie al progetto di nuove mostre futuriste organizzate dopo 50 anni

Daniela Porta, direttrice della Leo Galleries
Monza. Italia.
Un artista futurista meno conosciuto di altri ma degno a tutti gli effetti di presenziare di fianco ai grandi nomi del movimento che caratterizzò l’arte e il design italiani della prima metà del Novecento.
L’uso dell’aerografo
Architetto, grafico e ceramista è noto per lo più come pittore di aeropittura, il percorso di Gambini fu in realtà molto più complesso. “Fu figlio di un architetto liberty e dell’epoca del futurismo, seppe mixare perfettamente le due istanze creando una pittura futurista che ha radici nel passato” – spiega Daniela Porta, direttrice della Leo Galleries. Dettagli della sua attenzione per l’architettura si notano nei particolari geometrici con cui ritrae i ponti delle navi e gli edifici industriali. Ma c’è molto di più. “Fu il primo in Italia a portare nella pittura l’uso dell’aerografo, prima questo strumento non si usava nell’arte ma solo nella verniciatura a scopo industriale” – continua la gallerista – “le linee di fuga boccioniane sono riconoscibilissime ma Gambini propone qualcosa di molto personale e molto nuovo”.
L’uso del colore spruzzato e rarefatto rende visibile sulla carta il movimento delle eliche degli aerei e delle ruote delle automobili. Un risultato poetico ed efficacissimo.
L’epopea dell’areonautica
La sua fama cominciò a crescere negli Anni Trenta dopo l’invito di Filippo Tommaso Marinetti a partecipare alla mostra dei Trentatré artisti futuristi nella Galleria Pesaro di Milano nel 1929. Sempre presente nelle mostre dedicate all’aeropittura sono meno numerose le personali di Gambini come questa della Leo Galleries a cura di Maurizio Scudiero. La sua massima notorietà arrivò dopo la mostra futurista al Palazzo del Sindacato degli Ingegneri di Roma nel 1933 che lo portò a collaborare con la Sala dell’alta velocità alla Mostra dell’aeronautica del 1934 organizzata al Palazzo dell’Arte dei Milano. In mostra alla LeoGalleries anche l’Idrovolante rosso che celebra il record della velocità di Francesco Agnello sul Lago di Garda, nel 1934. Partecipò a varie Biennali di Venezia, alla Quadriennale di Roma del ’35, alle esposizioni coloniali del ’31 e ’32 e alle Olimpische Kunstaustellung del 1936.
In mostra anche alcune grafiche eseguite per il Club Alpino Italiano e varie riviste nautiche, naturalistiche e di architettura.
Nella sua vita, come altri suoi illustri colleghi, Gambini fu poliedrico e si dedicò anche alla pubblicità, alla ceramica e all’urbanistica. Gli ultimi anni della sua vita professionale infatti si svolsero nell’Ufficio Tecnico del Comune di Busto Arsizio dove si dedicò al disegno architettonico. La galleria offre una parte dedicata ad alcuni di questi studi, alcune ceramiche e numerosi articoli dell’epoca conservati con cura dalla famiglia dell’artista. Una vera chicca.
Photo Elena Borravicchio