Luoghi, leggende e tradizioni di un terra, il Polesine, modellata dal sogno di un Doge.

Polesine, Italia.
Il Delta del Po stupisce per la luce che si riflette su questo universo d’acqua a cavallo tra Veneto ed Emilia Romagna, per i colori di una natura riconosciuta come biosfera dall’Unesco fin dal 2015, per i suoni della fauna che popola i canneti e le lagune e i sapori della tavola che fonde tradizioni e saperi. Eppure si tratta di una meta ancora lontana dal turismo di massa, soprattutto per quanto riguarda il Polesine, acque e terre racchiuse tra Adige, Po e Mar Adriatico, dove passeggiare a ritmo della natura assaporando senza fretta l’atmosfera di questo mondo d’acqua sospeso tra terra e cielo ancora in gran parte sconosciuto ai più (venetodeltapo.it). Qui l’ospitalità è accessibile e diffusa, tra piccoli hotel (come l’Albergo Italia di Porto Tolle che, con Ristò Italia, vanta una cucina attenta e di qualità) e antichi casali riconvertiti in agriturismi e bed&breakfast di charme, come La Fraterna a Porto Tolle che propone anche un ristorante di carne con prodotti propri (per informazioni 0426 384128) e Agriturismo Forzello ad Ariano nel Polesine in località San Basilio da cui ammirare i recenti scavi che hanno portato in luce i resti di antichi magazzini di epoca romana. Qui, infatti, dove oggi è aperta campagna, duemila anni sorgeva un avamposto strategico sia per il controllo dei traffici fluviali sia per quello dei commerci marittimi.
Nuove terre
Quel che affascina fin da subito chi si avvicina al Parco Delta del Po è la trasformazione costante del territorio ad opera della natura e dell’uomo. “È una terra naturalmente artificiale o artificialmente naturale” spiega Sandro Vidali, guida per la cooperativa Delta Po Experience. Qui i detriti portati dal fiume hanno creato nuove terre lungo l’antica linea costiera, mentre l’uomo è intervenuto sulle lagune naturali formate dal fiume, trasformandole in valli da pesca per l’allevamento del pesce e, in seguito, in risaie per il dilavamento del terreno. Talvolta la mano dell’uomo ha avuto impatti ancora più significativi come accade con la titanica opera idraulica del Taglio di Porto Viro, voluta quattrocento anni fa dal Doge Marino Grimani. Il taglio, che ha deviato l’alveo del Ramo di Tramontana del Grande Fiume attraverso uno scavo di sette chilometri, ha portato alla creazione di nuovi rami del fiume e di nuove terre che fin dal nome evidenziano il legame con la Serenissima (Ca’ Tiepolo, Ca’ Morosini, Ca’ Pisani, Ca’ Zen, Ca’ Vernier). Il “Sogno del Doge”, progetto del Consorzio Deltapoolservice, si propone di promuovere la cultura e gli itinerari che ripercorrono la storia del Delta, dove la forza della natura è stata costantemente incanalata dalle visioni degli uomini.
La trasformazione del paesaggio
E l’evoluzione non è ancora finita. Lo si può comprendere visitando il Museo della Bonifica Ca’ Vendramin, un impianto idrovoro dei primi del ‘900. “Un punto esclamativo costruito in aperta campagna ad opera di Antonio Zecchetin che, fin dalle sue fattezze, voleva mostrare come l’opera dell’uomo potesse cambiare le condizioni di vita del territorio” commenta Vidali. (per informazioni: ino@fondazionecavendramin.it). È poi di particolare interesse per toccare con mano l’evoluzione più recente del Delta una visita al Giardino Botanico Litoraneo del Veneto di Porto Caleri: camminando lungo i sentieri che profumano di elicriso si passa dalle dune stabili coperte dalla macchia mediterranea a quelle litoranee caratterizzate dalla vegetazione pioniera e dal mare alla laguna (per informazioni: 0426 68408). Un eden a pochi passi dall’Adriatico che ha dato in nome anche a un gin, il Gin Caleri ideato da Enrico Crivellari, con le bacche di ginepro della zona.

Lungo le vie d’acqua in barca o sulle due ruote
Da non perdere un’escursione in barca alle foci del ramo principale del Po tra canneti e lagune fino al punto in cui il Grande Fiume incontra il mare (la Compagnia di Navigazione Marino Cacciatori propone tour di gruppo a partire da 20 euro a persona o tailor made, info@marinocacciatori.it). Per rendere la giornata speciale il consiglio è quello di organizzare una sosta pranzo nell’ultima lingua di terra della Laguna del Basson appena fuori dalla foce del Po di Pila, Scano Boa, un luogo fuori dal tempo che ha ispirato il libro di Gian Antonio Cibotto da cui è tratto il film neorealista Renato Dall’Ara. Qui, tra canneti e tamerici, si trova un casone di canna e paglia, tra gli ultimi rimasti ad aver dato un tempo riparo ai pescatori di frontiera. Oggi, su prenotazione, i custodi del Cason imbastiscono un vero e proprio banchetto con le star del Delta: vongole marinate, cozze al sugo e anguilla (Per informazioni: 3459234483). Il tramonto invece è l’ora più caratteristica per lasciarsi ammaliare dai colori della Sacca degli Scardovari: una passeggiata panoramica, magari in bici, permette di scoprire, a spasso tra le pittoresche cavane, i segreti degli allevamenti di vongole, cozze e ostriche rosa. Da non perdere infine la Via delle Valli, percorso che si snoda tra le valli di pesca e la laguna, vero e proprio paradiso dove si ammirano le 400 specie di uccelli presenti nel Delta, compresi i fenicotteri rosa. Cibotto, nell’incipit del suo libro “Scano Boa” avvertiva: “è inutile cercare sulla carta geografica le località nominate in questo libro. L’esattezza geografica non è che una illusione. Il Delta Padano per esempio, non esiste. Lo stesso dicasi, a maggior ragione, per Scano Boa. Io lo so, ci sono vissuto”. Ma una vacanza alla scoperta del Delta saprà dare nome ed emozioni a questi luoghi avvolti nella bruma, seppure, forse, non una precisa collocazione vista la costante evoluzione del territorio.
Credit foto dall’alto: Stefano Casellato. Gastone Rino Dissette. Sandro Vitali.