La città cresce di scala e di scale. Sale. Sale. Sale. Quasi inarrestabile. Le torri costruite negli ultimi anni, simboli di una città che vuole cambiare volto, ridisegnano la verticalità dello skyline offrendo nuove aree di aggregazione.
Milano, Italia.
È notizia di questi giorni: l’International Highrise Award, che ogni due anni premia l’edificio alto più bello e innovativo del mondo, è andato al Bosco Verticale di Boeri Studio, scelto fra oltre 800 grattacieli realizzati negli ultimi due anni in tutto il mondo. Il palazzo del quartiere Isola è solo uno degli interventi urbani costruiti in altezza che nell’ultimo decennio hanno arricchito Milano di contemporaneità visiva: come nuovi landmark, marcatori territoriali verticali, le torri non sono semplici icone estetiche ma anche edifici progettati sperimentando nuovi materiali, prodotti e tecniche costruttive, nel rispetto delle certificazioni green. Gli edifici, inoltre, si insinuano nel tessuto urbano aprendo nuove piazze, creando slarghi, connessioni inedite e inaspettate tra parti diverse della città, arricchendola di spazi pedonali e regalando ai milanesi nuove superfici di incontro protette dal traffico cittadino.
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Erano gli anni Cinquanta
Ma non è la prima volta: già nel dopoguerra la città veniva disseminata da architetture verticali divenute poi simboli di una metropoli moderna e di una periodo vitale e ricco. Furono, infatti, gli Anni ‘50 a dare la spinta verso l’alto con, ad esempio, la Torre Pirelli progettata da Gio Ponti, dall’eleganza sempre attuale, con la vicina Torre Galfa (progetto di Melchiorre Bega), pensate come un moderno centro direzionale, e la Torre Velasca, realizzata dallo storico studio BBPR.
Fino al 6 dicembre, alla Fondazione Catella è possibile visitare la mostra Gratta nuvole: un secolo di grattacieli a Milano, promossa dal Politecnico di Milano, che ripercorre attraverso circa 80 grattacieli la trasformazione dello skyline milanese nell’ultimo secolo. In mostra, le seducenti foto in bianco e nero degli elegantissimi uffici un tempo presenti all’interno della Torre Galfa, oggi abbondantemente vandalizzata, come anche gli affascinanti disegni originali delle torri immaginarie dell’architetto futurista Antonio Sant’Elia, dei due grattacieli di piazza Piemonte disegnati nel 1923 da Mario Borgato, di altri interessanti progetti realizzati prima e dopo la seconda Guerra mondiale fino ai nuovi edifici degli ultimi anni. È interessante notare come la storia dell’edilizia milanese in altezza appartenga alle logiche e alle necessità di riempire i vuoti urbani lasciati, prima dai pesanti bombardamenti subiti durante la seconda Guerra mondiale e, ora, dalle appetitose aree abbandonate dalla crisi economica post-industriale.
Verticale contemporaneo
Tre sono, infatti, le zone cittadine che portano con sé i recenti cambiamenti vitali più interessanti: la zona Garibaldi-Repubblica, l’area dell’ex Fiera Campionaria e l’area ex Alfa Romeo al Portello. Un esempio di edificio verticale con una componente orizzontale molto interessante, il cosiddetto “attacco a terra” è la Torre UniCredit, nevralgico centro direzionale che ha completamente ridisegnato e connesso l’area tra corso Como, il quartiere Isola e la zona di Porta Nuova, diventando uno dei salotti buoni della città. Alta 231 metri, a forma circolare con un’alta guglia illuminata di notte da colori diversi (studio Pelli Architects), racchiude al suo interno uno scrigno prezioso, un nuovo e denso spazio pubblico, piazza Gae Aulenti, frequentatissimo luogo di ritrovo per pause pranzo o aperitivi all’aperto ma anche per famiglie, anziani, gruppi di giovani ed eventi.
Dalla piazza, percorrendo a piedi un sovrappasso su via Melchiorre Gioia, si attraversa piacevolmente il nuovo quartiere residenziale di Porta Nuova per arrivare alla base del Diamante (130 m, studio Kohn Pederson Fox Associates), che termina con una serie di inusuali sfaccettature, quasi a ricordare la pietra preziosa. Sempre da piazza Gae Aulenti, scendendo una breve rampa, si approda alla base del Bosco Verticale (112 m), progettato da Stefano Boeri che ha ripensato lo spazio abitativo tra interno ed esterno arricchendolo di logge e balconi con grandi piantumazioni arboree: un documentario della BBC inglese sta monitorando da un paio di anni lo stato di salute delle piante e le dinamiche di questo edificio, perché alle parole devono seguire i fatti.
Non lontano da questi è sorto un altro esempio di grattacielo che ha generato un nuovo spazio urbano altamente frequentato e attraversato: la nuova sede della Regione Lombardia (160 m, studio Pei, Cobb Freed & Partners e Caputo & Partners). L’ultima nata è nell’area dell’ex Fiera Campionaria, ora City Life: il progetto di Arata Isozaki, detto la torre dritta (gli altri due grattacieli del gruppo sono “lo storto”, disegnato da Zaha Hadid, in costruzione, e “il curvo”, progetto di Daniel Libeskind). È la torre più alta della città e si basa su un modulo costruttivo riproducibile all’infinito: per questo progetto l’architetto giapponese si è ispirato dall’Endless Column di Brancusi.
Da dove è possibile godere del nuovo skyline milanese? L’offerta, piacevolmente degustando, viene data dai numerosi locali rooftop di cui Milano è ricca. Dalla centralissima Terrazza Martini, ad esempio, al 15° piano di una milanesissima torre di piazza Diaz, il panorama a 360 gradi è mozzafiato. Anche il ristorante Asola permette di gustare la crescita della città meneghina, magica con i colori del tramonto. Dal ristorante Unico, invece, al ventesimo piano della WJC Tower al Portello, Milano sembra proprio essere ciò a cui fortemente ambisce: una metropoli contemporanea e piena di vita.
Alessia Cipolla
© Foto Marco Garofalo
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