Una mostra ricca e originale aspetta i visitatori nel cuore di Torino per scoprire il mestiere del pittore: attraverso le opere di Guercino, che diventa l’emblema del professionista del Seicento, si vedranno i soggetti preferiti, le committenze più forti, il mercato dell’arte e l’organizzazione della bottega che doveva produrre niente meno che capolavori

Sopra, Guercino, paesaggi (affreschi di Casa Pannini), 1615, affresco riportato su tela.
Foto in alto, Guercino, Sibilla (1620), Sibilla Persica (1647), Sibilla Samia (1651)
Torino, Italia.
Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666) è il protagonista della nuova mostra inaugurata nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino. Guercino è uno dei grandi maestri del Barocco romano, il quale però ha subito, come molti altri, la sorte degli artisti venuti subito dopo celebrità come Caravaggio: noto agli esperti e agli appassionati, ma meno al grande pubblico. Eppure poco o nulla avrebbe da invidiare ai grandi dell’epoca, se non forse la fama – soprattutto postuma.
Il suo enorme talento è evidente fin dal primo autoritratto con cui si fa la sua conoscenza appena superato l’ingresso della mostra. E viene confermato quadro dopo quadro, bozzetto dopo bozzetto nell’attento allestimento dei suoi capolavori. Quadri di piccole dimensioni si alternano a tele più impegnative, in un susseguirsi di stimoli e suggestioni che accompagna il visitatore passo dopo passo.
Ma questa non vuole essere una retrospettiva personale su Guercino, quanto piuttosto una panoramica sul mestiere del pittore nel Seicento, come suggerisce anche il sottotitolo della mostra. Il focus è sul lavoro del pittore, con tutti i suoi aspetti e tutti i suoi impegni, oneri e onori. Si scoprono i sistemi di produzione e l’accurata organizzazione della bottega, con la precisa distribuzione dei compiti.
Ma anche le sfide del mestiere e il potere condizionante delle committenze – delle richieste del mercato si direbbe oggi – che imponevano soggetti e materiali. La ricca documentazione lasciata da Guercino, a partire dal Libro dei conti, è un aiuto prezioso per ricostruire il catalogo della sua opera, ma anche per svelare l’aspetto più pratico del mestiere di pittore: vi sono infatti registrati i pagamenti in denaro ricevuti per i suoi quadri, che aprono una finestra sul mercato dell’arte dell’epoca.
La mostra
Le oltre cento opere in mostra provengono da più di 30 musei italiani ed europei: numerose fanno parte della collezione sabauda dei Musei Reali, alcune sono prestiti da collezioni private, altre arrivano da El Prado di Madrid e da El Escorial. Il percorso è affascinante e coinvolgente, e si snoda in 10 sezioni parimenti importanti. Si comincia, appena superato l’Autoritratto (1630-32), con la formazione del pittore, in dialogo con i grandi maestri del Cinquecento attivi tra Emilia e Veneto.
Si passa poi alla pittura di paesaggio, che racconta di quanto Guercino fosse un attento osservatore della natura e della quotidianità, anche se ben presto la richiesta di pale d’altare e altri soggetti sacri gli impone altri soggetti. Il lavoro del pittore richiede quindi una specializzazione nel disegno del corpo umano, acquisita attraverso lo studio dal vero, che porta il maestro di Cento a fondare un’Accademia del nudo nella sua città, sul modello di quella dei Caracci a Bologna.
Il talento di Guercino viene apprezzato e richiesto da mecenati sempre più importanti: a Bologna entra in contatto con Alessandro Ludovisi, il futuro papa Gregorio XV, che lo chiamerà a Roma, ma non mancano committenze da Maria de’ Medici alla corte di Francia, da Carlo I d’Inghilterra, dagli Este, dai Gonzaga, dai Savoia e altri. Questa mostra è l’occasione per riunire, dopo 400 anni, le quattro tele del ciclo Ludovisi, oggi sparse in altrettanti musei tra Italia e Spagna. Le molte richieste permettono al maestro di tornare a spaziare tra i soggetti, e nella bottega i compiti vengono divisi: Giovanni Francesco è pittore “di figura”, il fratello Paolo Antonio è pittore “di ferma”, cioè di nature morte.
La sesta sezione mostra come il lavoro preparatorio sia quasi maniacale: un modello richiede numerose prove grafiche, che poi rimangono in archivio a disposizione per future riprese dello stesso soggetto. La mostra accompagna poi il visitatore verso un approccio più pratico al mestiere: la definizione del prezzario delle opere, con un importo preciso per ogni figura intera, mezza figura e testa e per i materiali usati, con i sovrapprezzi per lapislazzuli e lacche.
Il Seicento è anche il secolo delle prime rivoluzioni scientifiche e di Galileo, in antitesi alla stregoneria: entrambi i temi affascinano Guercino, che vi dedica opere suggestive. Ma il XVII secolo è anche l’epoca della teatralizzazione della pittura, della raffigurazione dei personaggi come su un proscenio, vicino allo spettatore e con dettagli descritti in modo naturalistico, come si può apprezzare nei quadri di questa sezione. Infine, la decima e ultima parte della mostra è dedicata a un tema ricorrente e di successo nella produzione di Guercino e dei suoi contemporanei: le Sibille, le donne forti che uniscono un’aura enigmatica alla bellezza giovanile, l’esotico all’arcaico, il pudore alla sensualità.

Guercino, Ercole con la clava e la pelle del leone, 1645
INFO
Guercino. Il mestiere del pittore
A cura di Annamaria Bava (Musei Reali) e Gelsomina Spione (Università di Torino)
Sale Chiablese, Musei Reali di Torino, piazzetta reale, Torino
23 marzo – 28 luglio 2024
Da martedì a domenica 10:00 – 19:00
Biglietto intero € 15,00, previste riduzioni
Ulteriori informazioni: www.museireali.beniculturali.it
Foto Marta Covre