Storia, misteri e curiosità al Castello di Fumone, scenario di eventi che cambiarono la storia.
Fumone (FR) – Italia.
Con queste belle giornate autunnali cresce sempre più la voglia di partire e fare un bel viaggio. Il sole è sempre stato un amico complice per noi che amiamo viaggiare, facendo crescere la voglia di andare lontano a scoprire posti nuovi e curiosi. Ma, naturalmente, il detto “volere è potere” non è sempre valido quando lavoro, scuola e doveri familiari ci lasciano liberi solo per un giorno alla settimana. In tal caso non dobbiamo sconfortarci, ma piuttosto cogliere l’opportunità di visitare posti nei dintorni con la classica “gita fuori porta”, quindi a chi vive nel Centro Italia l’ideale è un tuffo nel passato tra le mura del misterioso castello di Fumone in Ciociaria.
Il paese è un gingillo con poco più di 2.000 abitanti, inerpicato sul monte omonimo. I vicoli sono incorniciati da case antiche con i gerani alle finestre e i panni stesi. Le vecchiette sedute fuori dalle abitazioni, con il loro fare scrutatore, sembrano le uniche sentinelle che possono tenere il conto dei turisti nel paese (meglio della pro loco!), insieme agli immancabili gatti randagi che con tranquillità la fanno da padroni. E’ proprio qui che si trova lo storico castello che, nonostante le sue piccole dimensioni, si può considerare un concentrato di storia, curiosità e mistero. Il monte Fumone è circondato dalle principali città erniche (Anagni, Ferentino, Veroli e Alatri) e grazie alla sua posizione strategica, a 800 metri d’altitudine, con la perfetta visuale a 360 gradi che permetteva di annunciare con largo anticipo l’arrivo dei nemici, fu sempre utilizzato come punto di avvistamento, dando origine al detto “Quando Fumone fuma, la terra trema”.
CELESTINO V: IL PAPA DEL GRAN RIFIUTO
La lista dei personaggi storici che vissero tra queste mura, a partire addirittura dal 509 a.C. con il Re Tarquinio il Superbo, e le occasioni in cui Fumone si rivelò uno strumento fondamentale per la difesa del territorio sarebbe lunghissima, per cui arriviamo subito al sodo e cominciamo il tour del castello proprio dove venne incarcerato il Papa del gran rifiuto. Celestino V fu incoronato Papa il 29 agosto 1294 ma, scandalizzato dalla corruzione della Chiesa, abdicò il 13 dicembre dello stesso anno, lasciando le redini dello Stato Pontificio a Bonifacio VIII, al quale preannunciò la disfatta dello “schiaffo di Anagni” con questa profezia: “Nel papato sei entrato come la volpe, regnerai come il leone, morirai come il cane”. Il 19 maggio 1296 Celestino morì dopo dieci mesi di prigionia in una minuscola cella del castello all’età di 87 anni, per essere poi santificato nel 1313.
ARSENICO, FANTASMI E VECCHI MERLETTI
Come tutti i castelli che si rispettino, anche quello di Fumone, che dalla fine del ‘500 è di proprietà di una antica famiglia romana, i Marchesi Longhi, gode della presenza di fantasmi, tra cui il più famoso è certamente quello dell’antipapa Maurizio Bordino (Gregorio VIII) – che nel XII secolo mise a repentaglio la solidità dello Stato Pontificio con l’appoggio di re Enrico V di Germania – il cui corpo pare sia stato murato nel castello.
Continuando la visita tra stanze e corridoi, la guida si sofferma nell’archivio degli antichi manoscritti che partono dal XVI secolo: dopo l’angusta cella di Celestino V e la storie dell’antipapa murato, potrebbe sembrare meno interessante. Dico potrebbe perché, davanti ad un anonimo armadio, gli occhi annoiati dei visitatori si illuminano all’improvviso di curiosità. Al suo interno, in una teca di vetro, è custodito il corpo imbalsamato di un bambino. Vestito di tutto punto e circondato dai suoi giocattoli, il fanciullo con la maschera di cera se ne sta lì sdraiato da circa due secoli. Il piccolo Francesco Longhi-Caetani venne avvelenato dalle sette sorelle, gelose del troppo amore della madre verso l’unico figlio maschio. Quando il figlio morì, la madre ormai impazzita dal dispiacere, ordinò che in ogni statua o dipinto presente nel castello fosse raffigurato il bambino con gli occhi chiusi e che tutti le figure fossero vestite a lutto, e prese la macabra abitudine di vestire ogni giorno il corpo del figlio imbalsamato come se fosse ancora vivo.
NUDI E IUS PRIMAE NOCTIS
E’ interessante visitare il castello ancora arredato, perché così si possono ammirare gli ambienti com’erano in origine. Infatti, nelle stanze che si susseguono possiamo trovare dei busti romani, dei dipinti di antenati illustri e una serie di stemmi di famiglia. Ma la curiosità di tutti ricade su una piccola statua di nudo femminile al centro di una stanza: la prima versione di Paolina Bonaparte realizzata dal Canova. In questa scultura Paolina fu raffigurata in una posa troppo osè per l’epoca, per cui venne modificata in quella che conosciamo tutti, situata a Villa Borghese a Roma.
Appena giunti all’ingresso del piano nobile ci troviamo di fronte al Pozzo delle vergini, che a volte veniva utilizzato dai feudatari di Fumone quando decidevano di esercitare il diritto dello ius primae noctis. Prima di autorizzare matrimoni tra gli abitanti del suo territorio, il “Signore” di Fumone aveva il privilegio di poter trascorrere la prima notte di nozze con le spose, ma se le sventurate non arrivavano vergini al suo cospetto le faceva inesorabilmente precipitare nel pozzo (che quindi sarebbe meglio chiamare delle “non vergini”).
IL GIARDINO PENSILE PIÙ GRANDE D’EUROPA
La visita termina ai giardini pensili, straordinaria opera fatta realizzare nel ‘600 dalla famiglia Longhi. La vista del territorio ciociaro che si gode da qui è spettacolare: i suoi 3.500 metri quadrati di superficie, con alberi secolari – tra cui un cipresso funebris di 400 anni che, risultato dell’unificazione di due alberi, simboleggia l’amore – ne fanno il giardino pensile più alto d’Europa e il secondo per estensione. Un’oasi verde sospesa a 800 metri da cui poter ammirare valli, fiumi, montagne, castelli, strade e ben 45 paesi. Prima di andare via ricordatevi di toccare la roccia al centro del giardino, il famoso cucuzzolo di Monte Fumone… vi porterà fortuna!
TACCUINO DI AGENDA VIAGGI
E dopo questo viaggio a ritroso nei secoli il vero dilemma è… dove mangiare?
Su un portone vediamo un solo menù a prezzo fisso. E già questo ci piace! Varcata la soglia, l’antico pavimento in pietra, un grande camino con rami appesi, un soppalco con enormi travi a vista e muri che lasciano intravedere i sassi. Ancora più rustici sono i tavoloni apparecchiati con stoviglie di coccio e con le panche di legno. Se amate la tipica cucina casareccia ciociara, servita da una graziosa fanciulla vestita con i costumi tradizionali, e soprattutto senza spendere troppo, siete nel posto giusto: La Taverna del Barone vi delizierà!
Testo e foto di Beatrice Caldovino
beatrice@agendaviaggi.com