
Dove c’è guerra alberga l’illogico ed il disumano

Dal 15 al 28 novembre 2021 va in scena all’Elfo Puccini di Milano (Sala Bausch) “Cercivento”, spettacolo che trae spunto da una vicenda realmente accaduta durante la 1° guerra mondiale, la Grande Guerra.

Milano, Italia.
Cercivento è un paese di poche anime situato nel Friuli-Venezia Giulia dove nel 1° luglio 1916 fu eseguita la fucilazione davanti al muro di cinta del cimitero di quattro giovani militari alpini dell’8° Reggimento. La loro colpa riguardava la ribellione all’ordine di attaccare frontalmente il “nemico”: gli alpini del luogo ben conoscevano quelle montagne e sapevano che altre vie avrebbero significato la vittoria, mentre l’ubbidienza li avrebbe condannati ad inutile carneficina.
In scena due attori ad interpretare due dei prossimi fucilati. Si tratta di Carlo Tolazzi e Massimo Somaglino che con dosata maestria dipanano argomenti come l’onore, il senso di patria, la perdita ed il dolore, il tradimento e la sfiducia, l’ottusa arroganza e la perdita di razionalità ed umanità. La loro performance è tesa e realistica, almeno per quanto ci è dato d’immaginare debba essere stata l’attesa di esecuzione che il carnico Basilio e il maniaghese Angelo devono aver vissuto: fragilità di esistenze destinate ad essere cancellate dall’insensatezza e dall’ottusità della guerra e dei suoi macabri profeti (generali incompetenti, retorica e falso amor patrio, l’idea stessa di nemico). E la vita che rimane dietro incompiuta e stroncata, prende realtà agli occhi dello spettatore attraverso la scenografia: un cerchio, come in fondo è la parabola di tutte le esistenze, punteggiato di lettere (forse mai spedite), fotografie ingiallite dal tempo, oggetti d’epoca ormai inanimati e resi tali dall’abbandono, una gamella da soldato ormai inutile.
La mente va all’ossario dell’altopiano d’Asiago, alle lettere, agli scritti ed agli oggetti recuperati nelle trincee, esposti a monito di quello che fu, di sogni interrotti, di vite incomplete stroncate nel fiore degli anni. Ed anche se non citata, probabilmente per non cadere nell’ovvio, riecheggia la strofa del brano musicale Gorizia: “voi chiamate il campo d’onore – questa terra di là dei confini – Qui si muore gridando assassini – maledetti sarete un dì”.
Nel maggio di quest’anno il consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia ha approvato all’unanimità un provvedimento che ha lo scopo di riabilitare i soldati fucilati. Provvedimento presentato a Roma nella sede di rappresentanza della regione con lo scopo di farlo diventare una legge nazionale che ridia almeno dignità a quei 750 soldati vittime di analoghe decimazioni. “Maledetti sarete un di”.
Pippo Biassoni
INFO
Corso Buenos Aires 33 (MM1 – LIMA)
biglietteria@elfo.org
whatsapp 333.20.49021