Apre la mostra internazionale “Cipro: crocevia di civiltà” dei Musei Reali di Torino. Con più di mille pezzi provenienti da tutto il mondo, dal Metropolitan Museum di New York al British Museum di Londra, la raccolta inedita diventa la più importante collezione cipriota al di fuori dell’isola di Cipro.
Torino, Italia
Cipro con il suo fascino millenario arriva con una collezione esclusiva nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino grazie alla collaborazione di illustri istituzioni straniere e al lavoro eccezionale dei curatori, Luca Bombardieri, ricercatore e docente di Archeologia cipriota presso l’Ateneo torinese, ed Elisa Panero, curatrice delle collezioni archeologiche dei Musei Reali. Interviene Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali, per sottolineare il compito dell’istituzione, quella di creare occasioni di incontro e conoscenza con collezioni che spaziano tra diverse discipline, come la storia antica e la storia moderna, la fotografia e la pittura. “Siamo lieti di presentare reperti di una civiltà un tempo lontana e adesso parte del melting pot della cultura globalizzata”. Cipro, infatti, si trova al convergere di tre continenti e si trova particolarmente in stretto contatto con l’Italia. “La mostra è emblematica di questo rapporto, con la sua eccezionale raccolta di pezzi di antichità e continuazione simbolica dei 50 anni, festeggiati nel 2020, dalla prima spedizione archeologica italiana a Cipro voluta da Vassos Karageorghis”, contribuisce Andrea Cavallari, ambasciatore d’Italia a Nicosia.
Saluti dal mondo
All’inaugurazione intervengono virtualmente anche i rappresentanti di alcune delle istituzioni prestatrici. Max Hollein, storico dell’arte e direttore del Met di New York, evidenzia l’incidenza di una mostra quale quella di “Cipro: crocevia di civiltà” in quanto simbolo di multiculturalismo e diversità in questo preciso momento storico. “L’isola è paradigma di questi valori e microcosmo in questo senso e dimostra il suo ruolo centrale in un mondo fatto di connessioni in continuo cambiamento”, spiega, citando anche l’importante legame fra New York e Torino creata dalla figura storica di Luigi Palma di Cesnola, torinese, console americano a Cipro tra il 1865 e il 1876 e primo direttore del prestigioso museo newyorkese. Interviene anche Georg Plattner, direttore delle collezioni di antichità del Kunsthistorisches Museum di Vienna, spiegando l’origine dei pezzi ciprioti da loro prestai, provenienti dalle collezioni degli Asburgo e prevalentemente di natura pittorica e scultorea.
La collezione
Luca Bombardieri illustra le connessioni presenti fra Italia, e in particolare Torino, e Cipro, entrambi crocevia, Cipro nei millenni e la città piemontese negli ultimi due secoli e ancora oggi. “Forse per via di questo legame, adesso i Musei Reali contano la più ricca collezione cipriota presente al di fuori di Cipro, anche grazie alle collezioni di Marcello Cerruti e della famiglia Cesnola”, commenta. Cipro viene definita come un intreccio di influenze orientali, egee e provenienti dall’Egitto, si distingue come terreno di confronto e laboratorio di multiculturalismo, riprendendo le parole di Max Hollein. La collezione ha le sue radici nel periodo pre-archeologico ottocentesco, ma trova nuova energia nel progetto di ricerca di Erimi, coordinata da Bombardieri stesso. Il racconto di questo porto e ponte tra civiltà si sviluppa su due assi, una cornice esterna e una trama interna. La cornice si sviluppa cronologicamente tra archeologia dell’antichità e di appropriazione fino alle sfide della modernità con un’archeologia di collaborazione e valorizzazione, mentre la trama interna segue lo sviluppo di questa cultura attraverso degli approfondimenti tematici che coprono un lasso di tempo che va dal Neolitico all’epoca Proto-bizantina. Conclude la serie d’interventi Elisa Panero, co-curatrice, elaborando più nel dettaglio i nuclei tematici affrontati e analizzati nella mostra. La prima sezione, accompagnata da sonorità antiche, è dedicata al culto di Afrodite, simbolo di rinascita, maternità e protezione, alle personalità che si trovavano nei santuari e alle divinità del regno dei morti. Una seconda parte è invece dedicata all’apertura dell’isola ai commerci a partire dal rame, “cuprum” da cui prende il nome, agli oli e ai profumi fino ad arrivare ad un ultimo approfondimento sulle lingue e i metodi di scrittura presenti sull’isola, codici di comunicazione diversi per via del continuo contatto fra popolazioni.