Dal 22 giugno – 29 ottobre 2023, alla Triennale di Milano in scena le opere di 27 artisti, provenienti da Paesi, culture e contesti diversi, per lo più latinoamericani e molti dei quali appartenenti a comunità indigene, Siamo Foresta invita a scoprire nuovi punti di vista sulla contemporaneità.
Milano, Italia.
Celebrare l’ampia varietà di linguaggi espressivi
La Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain presentano la mostra Siamo Foresta, realizzata con la Direzione Artistica dell’antropologo Bruce Albert e del Direttore Generale Artistico della Fondation Cartier Hervé Chandès, con allestimento creato dall’artista Luiz Zerbini.
La mostra Siamo Foresta è accompagnata da un ricco Public program a cura del filosofo italiano Emanuele Coccia, che sottolinea i punti di forza e le originalità della mostra. Giovedì 22 giugno dalle ore 17.00 alle 20.00, per festeggiare l’apertura dell’esposizione e celebrare l’ampia varietà di linguaggi espressivi, ispirazioni e argomenti di Siamo Foresta, 13 tra i 27 artisti in mostra, presenti a Milano, incontreranno i Direttori Artistici ed Emanuele Coccia, per una conversazione aperta al pubblico. Il programma di incontri proseguirà in autunno.
Incorggiare la scoperta delle visioni di artisti provenienti dai contesti geografici più vari
Questa mostra costituisce il sesto progetto espositivo realizzato nell’ambito del partenariato della durata di otto anni tra Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain, confermando così l’impegno delle due istituzioni nel portare presso pubblici sempre diversi i propri progetti espositivi, incoraggiando la scoperta delle visioni di artisti provenienti dai contesti geografici più vari.
Oltre il 70% delle opere in mostra proviene dalla collezione della Fondation Cartier pour l’art contemporain e racconta in particolare la storia del rapporto che la fondazione ha instaurato da tempo con artisti di alcune comunità indigene dell’America Meridionale. L’incontro con questi mondi estetici e metafisici, indigeni e non, è stata l’occasione per dare vita a nuovi progetti artistici, opere inedite e talvolta collaborazioni inaspettate. Infatti, anche in questo progetto espositivo, sono incluse numerose nuove creazioni, pensate appositamente per Siamo Foresta.
La necessità di ripensare il ruolo dell’uomo all’interno dell’universo dei viventi
Fondation Cartier lavora per stimolare l’incontro e lo scambio tra gli artisti, principio alla base della nascita di questa mostra, frutto di conversazioni dalle quali sono scaturiti sodalizi senza precedenti, in particolare quello tra gli artisti Sheroanawe Hakihiiwe, yanomami del Venezuela, e il francese Fabrice Hyber; l’incontro tra l’artista di Rio de Janeiro Adriana Varejão e Joseca Mokahesi, yanomami brasiliano; e la collaborazione più recente tra la yanomami brasiliana Ehuana Yaira e Cai Guo-Qiang, artista cinese con base a New York.
Che siano appassionati osservatori della diversità vegetale e animale della foresta in cui vivono, o che risiedano in città, affascinati dalla realtà della foresta, gli artisti in mostra dialogano su un tema comune: la necessità di ripensare il ruolo dell’uomo all’interno dell’universo dei viventi.
Bruce Albert: Fin dalle sue origini, la tradizione occidentale ha diviso e gerarchizzato gli esseri viventi secondo una scala di valori di cui l’essere umano costituisce l’apice
“Siamo Foresta mette in scena un dialogo senza precedenti tra pensatori e difensori della foresta; tra artisti indigeni – dal New Mexico al Chaco paraguaiano passando per l’Amazzonia (Brasile, Perù e Venezuela) – e artisti non indigeni (Brasile, Cina, Colombia e Francia) (…). Siamo Foresta trae la sua ispirazione da una comune visione estetica e politica della foresta come multiverso egualitario di popoli viventi, umani e non umani, e come tale offre una vibrante allegoria di un mondo possibile al di là del nostro antropocentrismo. Fin dalle sue origini, la tradizione occidentale ha diviso e gerarchizzato gli esseri viventi secondo una scala di valori di cui l’essere umano costituisce l’apice. Questa supremazia dell’umano ha progressivamente allontanato l’umanità dal resto del mondo vivente, aprendo così la strada a tutti gli abusi di cui la distruzione della biodiversità e la catastrofe climatica contemporanea sono il risultato. La filosofia delle società indigene americane, invece, ritiene che gli esseri umani e i non umani – animali e piante – pur distinguendosi per l’aspetto dei loro corpi, siano profondamente uniti dalla stessa sensibilità e intenzionalità. Per loro, quindi, le comunità umane e non umane costituiscono un complesso multiverso di popoli che convivono, su un piano di uguaglianza e a costo di compromessi reciproci, all’interno di una stessa entità vasta e vivente, la ‘terra-foresta-mondo’. È in nome di questa preoccupazione relativa all’uguaglianza tra i viventi e del riconoscimento della porosità dei confini che apparentemente li distinguono – contrariamente, quindi, all’idea di qualsiasi supremazia umana – che gli artisti qui presentati si sono riuniti.” Spiega Bruce Albert, antropologo e co-direttore artistico della mostra.
Siamo Foresta è un grido di rivendicazione di artisti che pensano l’unità del pianeta attraverso l’idea di foresta
A sottolineare le connessioni emotive, le affinità stilistiche e concettuali tra le opere selezionate, gli artisti sono tra loro idealmente collegati anche attraverso le soluzioni scenografiche orchestrate da Luiz Zerbini. L’artista ha concepito infatti un progetto espositivo continuo che abbraccia tutte le opere e permette alla foresta, con i suoi elementi e ritmo vitale, di fare il proprio ingresso nelle sale di Triennale Milano.
Da una parte, la foresta non è più uno spazio estraneo alla città e alla cultura, ma il luogo in cui si celebra l’incontro tra le culture: Siamo Foresta è un grido di rivendicazione di artisti che pensano l’unità del pianeta attraverso l’idea di foresta. D’altra parte, è attraverso l’arte che diverse culture possono dialogare e trasformarsi reciprocamente: l’esposizione racconta le influenze che le popolazioni autoctone dell’area amazzonica e non solo, hanno esercitato sulle culture visive non autoctone. Lo spazio espositivo diventa il luogo in cui le arti indicano la strada per ripensare diversamente il pianeta e il suo futuro.
Siamo Foresta è arricchita da una pubblicazione dedicata, contenente la documentazione iconografica del percorso espositivo, e da una guida con attività esplorative per bambini che approfondisce i contenuti delle opere, insieme a una serie di workshop tra le sale espositive.
Gli artisti in mostra
Fernando Allen (Paraguay), Efacio Álvarez (Nivaklé, Paraguay), Cleiber Bane (Huni Kuin, Brasile), Cai Guo-Qiang (Cina), Johanna Calle (Colombia), Fredi Casco (Paraguay), Alex Cerveny (Brasile), Jaider Esbell (Makuxi, Brasile), Floriberta Fermín (Nivaklé, Paraguay), Sheroanawe Hakihiiwe (Yanomami, Venezuela), Aida Harika (Yanomami, Brasile), Fabrice Hyber (Francia), Morzaniel Ɨramari (Yanomami, Brasile), Angélica Klassen (Nivaklé, Paraguay), Esteban Klassen (Nivaklé, Paraguay), Joseca Mokahesi (Yanomami, Brasile), Bruno Novelli (Brasile), Virgil Ortiz (Cochiti Pueblo, Nuovo Messico, Stati Uniti), Santídio Pereira (Brasile), Solange Pessoa (Brasile), Brus Rubio Churay (Murui-Bora, Perù), André Taniki (Yanomami, Brasile), Edmar Tokorino (Yanomami, Brasile), Adriana Varejão (Brasile), Ehuana Yaira (Yanomami, Brasile), Roseane Yariana (Yanomami, Brasile), Luiz Zerbini (Brasile)