Milano, Italia.
Fino al 1 settembre il museo Poldi Pezzoli ospita la mostra Il Giardino del Paradiso nel “tappeto delle tigri”. Prodotto circa 450 anni fa nell’Iran centrale, questo manufatto è uno dei rari esemplari presenti in Italia dei tappeti creati per la corte reale di Shah Tahmasp, un sovrano della grande dinastia persiana Safavide intorno alla metà del 1500.
La mostra è l’occasione per comprendere la cultura islamica attraverso opere rare d’arte antica e conferenze tenute da esperti ricercatori.
Fino al 30 luglio, tutti i mercoledì, si terrà un’apertura prolungata sino alle 21 durante la quale, al prezzo di 9 euro, sarà possibile sorseggiare un aperitivo “persiano” al museo, magari anche in compagnia di amici, visitare le collezioni e la mostra in corso.
Nella cultura persiana ricorre sui tappeti il motivo del giardino dell’Eden: questo particolare esempio, decorato con decine di animali vivaci e belve feroci, rappresenta un intricato vero parco del Paradiso e realizzato con lana, seta e filato d’argento dorato. Il tappeto reca in una cornice della bordura una poesia che spiega che il manufatto fu crea per “i piedi del Dario dell’Universo”, alludendo probabilmente allo stesso sovrano Shah Tahmasp, lodato e celebrato con dolcezza tipicamente orientale insieme a tutto il creato.
Un “giardino” ricco di significati
Il doppio significato allegorico del tappeto come giardino dell’Eden viene spiegato anzitutto dal fatto che il giardino persiano è un “paradiso”, uno spazio delimitato da uno o più muri, secondo l’etimologia della parola orientale, che designava fra l’altro la riserva di caccia reale, ed era insieme anche orto botanico, uccelliera e zoo. Inoltre la rappresentazione sempre più idealizzata del giardino ha preso il significato di tutto ciò che è bello. In ciascuno di questi paradisi tessuti si cristallizzano, sublimate, le parole del Corano, dove la vegetazione è sempre simbolo della vita eterna. In secondo luogo il tappeto-giardino persiano cosparso di fiori simboleggia la vittoria sulla natura selvaggia del deserto, impreziosendo anche le tende degli accampamenti, concepite come case mobili.
Foto ©Museo Poldi Pezzoli