Granada è una città spagnola, andalusa per l’ esattezza. E della terra ispanica porta con sé tutti i sapori, gli odori e gli stereotipi. E’ quella Spagna stanca, quella Spagna lenta e rilassata, quella Spagna orgogliosa e fiera. La terra del flamenco, della cultura araba, dei balli e delle feste.
Francisco Asìs de Icaza, poeta e intellettuale messicano, disse: “No hay en la vida nada, como la pena de ser ciego en Granada”. La traduzione risulta immediata anche a chi non ha dimestichezza con la lingua spagnola. Non c’è pena, sofferenza o punizione peggiore di essere cieco a Granada. Può sembrare pretestuoso o provocatorio, ma – ci si fidi di chi a Granada c’è stato da turista e in qualche modo da cittadino – il poeta messicano aveva proprio ragione.
A Granada è facilissimo incontrare, girando per una delle vie del centro, i tipici cantadores, armati di chitarra acustica, di voce rotta e di lacrime. Perché in effetti, Granada è fatta dalle sue note.
Il flamenco è il risultato di una sintesi fra culture diverse, è la piazza che si è fatta musica. Sono i suoni ebrei, arabi e occidentali che si mischiano fra loro. Alternano le scale, le note, i ritmi e le voci. Sono le culture che s’incontrano, lottano e, infine innamorate, danzano come le ballerine, con i loro tradizionali trajes. Con la loro sensualità esplosiva, lo sguardo fiero, le curve impossibili.
Ecco, Granada è come il suo flamenco. Nelle sue vie la cultura araba è preservata e ancora pulsante. La si potrà vedere mischiarsi con la cultura cattolica prima e con i segni della recente svolta progressista, a volte anche libertaria, dei tempi moderni. Granada è l’integrazione, è un mix che non stona. E, come il suo flamenco, è una serie di note fuori scala, che però, attenzione, danno vita a una melodia bellissima e seducente.
In città l’attrattiva principale è naturalmente la Alhambra, il segno più maestoso e meglio conservato della dominazione araba presente in tutta la penisola iberica. Per arrivarci si attraversa un lungo viale intitolato ai Reyes Catholicos, proprio coloro che hanno concluso la Reconquista della terra spagnola. Proseguendo s’incrocia la via intitolata a Isabella la Cattolica, la regina che cacciò i mori da Granada. E alla fine, improvvisamente, ci si ritrova nell’antico regno di al – Andalus, invasi dal verde e dall’umidità del fiume Darro, per trovarsi lì davanti, fiera e invincibile, la cittadella rossa, la Alhambra. È l’esplosione della cultura araba. Un’autentica cittadella fortificata, al cui interno non mancava nulla. Scuole, moschee, caserme, bagni. Da procurarsi i biglietti per tempo, altrimenti il rischio è quello di passare ore e ore in fila senza riuscire a entrare (per informazioni c’è il sito istituzionale della Alhambra).
Naturalmente Granada non è solo Alhambra: la Alcazaba, la Torre della Vela, i Giardini, los Palacios Nazarìes. C’è davvero tanto da vedere, il tour potrà impegnare anche più di mezza giornata. Da tenerne conto se ci sono in programma altre città da visitare.
Finito il giro, magari al tramonto, al Mirador de San Nicolas, posto proprio di fronte al complesso palaziale, si sorseggiano una cerveza o un buon tinto de verano, ascoltando le chitarre flamenco che sono lì a suonare per gli ospiti. Non lontano il quartiere dell’Albayzin: strade strette, case basse e bianche. Un tuffo nella Granada medievale e araba, un’autentica testimonianza storica d’incredibile bellezza.
Per mangiare consigliatissime le tapas. Il prezzo oscilla fra i 2 e i 3 euro: in cambio viene servito un bicchiere di birra o vino con un assaggio di qualche pietanza, a scelta dell’astante o della casa.
Poi c’è la vita notturna. Granada è una delle città più Erasmus d’Europa. Per chi ama la movida spagnola, per la strada, dopo una certa ora si riversano fiumi di ragazzi provenienti da ogni parte del mondo. La zona del divertimento per antonomasia è Calle Pedro Antonio de Alarcòn. Una volta lì è sufficiente farsi prendere dalla festa, seguendo il flusso, i ragazzi con i sacchetti di plastica che vanno a fare botellòn, la musica che oltrepassa le porte dei locali.
È questa la bellezza di Granada. La vita che si respira per le strade, la vittoria dell’integrazione multietnica, i balli, le feste e l’allegria. Granada è una città che non si stanca mai. È la voglia di aprirsi e di conoscere. Granada, in certe notti e in certe mattine, è la vita. Insomma, a distanza di secoli la tradizione continua. L’atmosfera granadina seduce e conquista. Perché, alla fine, come si dice in andaluso: “Como Granà, no hai nà!”
IL TACCUINO DI AGENDA VIAGGI
Come arrivare a Granada: la città ha un piccolissimo aeroporto che offre solo voli interni. Aeroporti internazionali sono invece quelli di Malaga, vicinissima, e di Siviglia, un po’ meno. Sono necessarie tre ore di autobus per giungere a Granada
Dove mangiare a Granada: consigliatissimo il Rincòn de Rodri in Plaza de Gracia: ottime tapas di pesce e buon vino.
Dove dormire a Granada: per un buon albergo in centro si consiglia: Suites Gran via e La casa de la Trinidad
Per immergersi nel fascino dell’Albayzin si raccomanda Vincci Albayzin
Antonino De Domenico