Terra, tour, tradizione: il trittico che descrive meglio la Sicilia montana. Una vera opera d’arte
Distretto turistico dei Monti Sicani e della Valle dei Platani, Italia.
Trovare una parola per descrivere la Sicilia, questo è stato il gioco che ho proposto al resto del gruppo durante la cena dell’ultimo giorno di tour. Qualcuno ha detto tradizione, qualcun altro verità, poi gente e anche casa. Io, ho scelto rughe. I segni del tempo testimoniano il passare degli anni e nascondono storie che valgono la pena di essere raccontate.
Atterrando all’aeroporto di Palermo-Punta Raisi e nel tragitto verso Palazzo Adriano osservo divertita i diversi paesaggi: prima il mare poi le montagne, ora la città e ancora mare, ora i palazzi e il traffico e infine le vallate e i monti. Il mio entusiasmo è messo alla prova dal caldo abbastanza anomalo per novembre. Non mi faccio abbattere, al massimo torno abbronzata (missione fallita).
Il van si ferma, siamo arrivati a Casale Borgia. Ci accolgono Illuminata, i suoi figli e il suo staff. Il caldo si trasforma in calore; l’accoglienza mi fa sentire a casa. Nel pomeriggio mi armo di zainetto e macchina fotografica. Tutto è così grande, così vasto ma così vicino; posso toccare ogni cosa e sentire la forza di questa terra incontaminata. Poi giunge la sera, il resto del gruppo è arrivato e possiamo sederci a tavola. “Siamo tutti così diversi. Sarà una bella esperienza”, penso. Nero D’Avola, buon cibo, tante chiacchiere e poca acqua me ne danno conferma.
È martedì mattina, l’aria fresca punzecchia il naso e dopo essere scesa al buffet della colazione mi rendo conto di aver dimenticato una partecipante: la ricotta. È con noi da ieri sera e ritrovandola, con grande piacere, anche stamattina aggiungeremo un posto a tavola. Abbiamo un’amica in più.
655 m di altitudine e stradine strette tipiche di un borgo arabo: siamo a Bisacquino. Percorrendo una discesa ci fermiamo al 76 di Corso Umberto I: il Museo dell’Orologio è una vecchia bottega fondata da Paolo Scibetta. L’ultimo “artigiano del tempo” lascia non solo un ricordo ma una vera e propria testimonianza, “la tradizione di una generazione di orologiai, che con le loro opere segnano il tempo che scorre”. Paradossalmente qui è come se il tempo si fermasse lasciando spazio alla storia che oggetti e ingranaggi raccontano. Ora capisco il perché Luchino Visconti abbia deciso di visitare la bottega per realizzare il film Il Gattopardo.
Tra un tornante e l’altro ci fermiamo a Giuliana. Questo paesino è una piccola miniera d’oro, d’oro rosso. L’atmosfera è fresca e fiori viola dai dettagli rossi e gialli colorano il campo di terra scura. La loro apparente fragilità cela profumi e aromi forti contenuti nello stigma che viene estratto a mano e fatto essiccare. Il tanto apprezzato zafferano richiede più amore e cura di quanto si creda.
“Più pesante è l’uomo, più profonde sono le sue impronte” diceva Alfredo, interpretato da Philippe Noiret, in Nuovo Cinema Paradiso. Giuseppe Tornatore non poteva scegliere scenari migliori di Palazzo Adriano. Dalla chiesa al dettaglio più piccolo tutto parla, basta solo saper ascoltare: potresti sentire un canto arbresh, un rito in greco o citazioni latine.
Tra cassatelle, vino rosso, passito e balli tradizionali ci addormentiamo felici, sempre curiosi ma con una certezza: la percentuale di acqua nel corpo è stata soppiantata da fiumi di ricotta.
Sono le 9, è una mattinata fresca e limpida e ci dirigiamo verso la provincia di Agrigento, all’Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina. Il monastero è un complesso monumentale del 1600 e trasformato in museo nel 1900. Subito riaffiorano le vecchie tradizioni. Autenticità, storia e fede sono le parole d’ordine.
Il trekking nel Parco dei Monti Sicani è cominciato. Il terriccio è ancora umido e il bosco profuma di mattino. Arriviamo in cima ad una salita a circa 1000 metri di altitudine e i nostri sguardi sono tutti diretti verso un mare di terra che tocca tinte dal verde brillante, al pistacchio, poi all’ecru sino al cioccolato.
Continuando su questo versante della Sicilia Occidentale giungiamo alla Fattoria dell’Arte di Lorenzo Reina: pastore per promessa, scultore per vocazione, quest’uomo di cinquantacinque anni ci accoglie e si racconta. La sua priorità è la vita: la vita dei suoi cari, dei suoi animali, dei suoi campi e delle sue opere. È un uomo libero, un uomo felice senza ombra di dubbio.
Sono senza parole: superata una porta girevole mi ritrovo nel suo Tempio di Andromeda. Costruito nel luogo in cui le pecore si rifugiavano dalle intemperie, l’ellisse della scena centrale va quasi a perdersi nell’infinito mentre la cavea è composta da 108 stelle posizionate fedelmente secondo la costellazione di Andromeda. Tutto questo per lui costituisce un valore aggiunto. Ciò che conta veramente per Lorenzo Reina è l’immagine delle sue pecore mentre pascolavano in quel luogo. Lo Scultore Pastore modella i ricordi e incide la tradizione dando vita alle sue più creative idee.
È sicuramente uno dei tramonti più suggestivi che io abbia mai visto: giallo, poi arancio, ora rosso e poi una distesa di cielo blu notte. Potrebbe sembrare quasi un quadro di Rothko; colori campiti, tinte piatte forti e decise. Siamo a Bivona e osserviamo questo panorama magnetico dalla piazza dove i bambini giocano a calcio coinvolgendo qualcuno di noi. Qui mi innamoro di Romeo, il cane del paese. Da buon siciliano fa gli onori di casa dandoci il benvenuto con scondinzolate e attenzioni.
La città delle pesche merita di essere visitata. L’aspetto verace e spartano nasconde un animo sensibile, gli abitanti sono il cuore pulsante del paese. Gente che crede nella tradizione, che vuole cambiare e far conoscere la propria identità. Ci coinvolgono e ci fanno sentire parte della loro realtà, ognuno legato indissolubilmente all’altro: hanno le potenzialità, le risorse e l’esperienza per rivendicare la loro essenza; hanno tante voci da unire in un coro solo, “Ci siamo anche noi”.
Il nostro giovedì inizia in una calda mattinata e la colazione al Pigna d’Oro Country Hotel è nutriente e casereccia. Da lì a poco si può scorgere dai finestrini una natura aspra e selvaggia che poggia su una collina gessosa. Sto parlando di Sant’Angelo Muxaro, luogo seducente e di grande fascino. Qui sono stati rinvenuti numerosi reperti archeologici. Un vero e proprio museo a cielo aperto, quasi duemila vasi e altrettante ossa.
Le tombe sono scavate nelle rocce di gesso e si presentano come camere intercomunicanti; hanno la tipica forma a tholos micenea. La davanti alle Montagne Blu. Smetto di vagare con la mente quando sento un accento siculo provenire da una casa sull’albero in costruzione. L’Uomo che sussurra alle piante si chiama Aldo e probabilmente non ha età. È un personaggio che non ha bisogno di essere in sintonia con l’ambiente, lui è la natura che vive. Coltiva piante officinali ed erbe spontanee, crea unguenti e si ciba solo di ciò che produce, in totale armonia con l’universo, in completa empatia verso gli elementi naturali. Nella sua Isola che non c’è profumi e colori si alternano in un battito di ciglia; basta girare la testa per essere inebriati da un aroma e da una tonalità diversi.
Ci offre un infuso di trentasei erbe per rifocillarci un pochino.
Forse è meglio andare, si sta facendo buio e le pance decisamente piene cominciavano a conciliare il sonno.
Scendiamo verso San Biagio Platani dove prima di cena facciamo visita al Museo degli Archi di Pasqua. Tutto è distribuito in dieci sale, otto espositive, una dedicata al virtual tour e una al laboratorio-scuola. La visita permette di conoscere l’aspetto storico e culturale degli Archi di Pasqua, le differenze di lavorazione che si sono susseguite e i dettagli degli elaborati.
Di tradizione settecentesca, la costruzione degli “Archi di Pasqua” rende unica la celebrazione della Santa Pasqua di San Biagio Platani. Parliamo di grandi strutture decorate con elementi della natura e soprattutto con pane. Rappresentano il trionfo di Cristo sulla morte e permettevano di dimenticare per un attimo la povertà, grazie a questi allestimenti molto decorati.
Ma il cerchio sta per chiudersi. Alle 21 arriviamo al ristorante Cortile Halikos, a Cianciana. È l’ultima sera e a tavola si sorseggiano vino bianco e un po’ di tristezza.
Il giochino “Trovale la parola per descrivere la Sicilia” è nato proprio qui. Pierfilippo, la nostra guida, suggerisce “grazie”. È la sua parola rivolta a noi, al gruppo e ai giorni passati assieme.
I ringraziamenti credo proprio vadano a te Pier, a Carmelo, a Sabrina e a tutti coloro che credono. Credono e ci mettono la faccia, le mani e il cuore.
Ringrazio il resto del gruppo per i giorni, le storie e le esperienze condivise. Ho arricchito occhi, testa e persona.
Sciascia ne Il giorno della civetta diceva: “Mi dicono che per conoscere la Sicilia bisogna andare verso l’interno”.
Non perdete questa occasione.
P.S: E la vostra parola qual è?
IL TACCUINO DI AGENDA VIAGGI
Come arrivare in Sicilia
– Aeroporto Falcone Borsellino – Punta Raisi: situato a circa 30 km dal centro di Palermo, è collegato alla città dalla autostrada A29 e da servizi di metropolitana e bus di linea. È il terminal col maggiore traffico aereo anche intercontinentale.
– Aeroporto Filippo Eredia – Fontanarossa
: posto a circa 5 km dal centro di Catania, è l’aeroporto di riferimento per le province dell’entroterra e della costa est della sicilia, alle quali è collegato per mezzo di autolinee bus. È collegato a molte città italiane e straniere.
– Aeroporto di Pantelleria
: la crescente domanda turistica sull’isola ha spinto l’ente gestore dell’aeroporto a progettare una nuova aerostazione che verrà definita nei prossimi anni. Attualmente è collegato a Palermo, Trapani e alcune città italiane con voli per la stagione estiva.
– Aeroporto di Lampedusa: Costruito in seguito a una protesta dei Lampedusani nel 1968, è uno tra i più piccoli aeroporti italiani e ovviamente il traffico aereo vi si concentra nel periodo estivo. I collegamenti principali sono con Palermo, Roma e Milano.
– Porto di Palermo: Il porto principale dell’isola è quello di Palermo, collegato con Napoli, Genova, Livorno, Cagliari, l’isola di Ustica e da quest’anno è stato interrotto il servizio diretto con le Isole Eolie. È inoltre scalo in diversi itinerari da crociera. In provincia di Palermo altri scali marittimi sono Termini Imerese con collegamento per Genova e Cefalù per le Eolie.
Come muoversi in Sicilia
– A18 Messina – Catania: è un tratto autostradale di 86 km. e collega i principali capoluoghi della Sicilia Orientale. Le uscite principali di questo tratto sono Taormina, Giarre ed Acireale. Partendo da Messina verso Catania si incontrano numerosi ponti e gallerie attraversano parte dei Monti Peloritani, varcando la provincia di Catania il percorso è caratterizzato dall’assenza di gallerie. Questo autostrada è con pagamento di pedaggio.
– A19 Palermo – Catania: è il tratto autostradale che collega le città siciliane più grandi, lungo 193 km. Attraversa le provincie di Palermo, Caltanissetta, Enna e Catania. E’ il punto di accesso per i centri montani delle Madonie e per Cefalù, per le Zone Industriali di Termini Imerese (Pa), con l’annesso scalo portuale, e Dittaino (EN). Questa autostrada è linea per i servizi bus. La percorrenza della A19 è gratuita.
– A20 Palermo – Messina: dopo lavori durati quattro lustri è stata finalmente ultimata questa autostrada che unisce Palermo a Messina in maniera diretta con una percorrenza di 215 km. Molto bello il panorama della costa tirrenica che si può apprezzare percorrendo questo tratto autostradale. Questa autostrada è con pagamento di pedaggio.
– A29 Palermo – Trapani – Mazara del Vallo: collega Palermo alla parte occidentale della Sicilia, una diramazione porta a Mazara del Vallo e una a Trapani con uscite per Marsala e l’aeroporto di Birgi. La lunghezza del tratto fino a Mazara è di 114 km. . Questa autostrada non è servita da impianti di rifornimento carburante, problema ovviabile in quanto nei pressi di ogni uscita sono presenti distributori.
Dove dormire in Sicilia, nel Distretto dei Monti Sicani e Valle dei Platani
– Country Resort Casale Borgia: Lasciare casa propria per ritrovarne un’altra. Il personale, anzi mi correggo, la famiglia è accogliente, ospitale, pura e semplice. Vizia come solo le nonne sanno fare coi loro nipoti. La struttura, immersa in una vallata, è rustica e sincera. Il panorama mozzafiato rende il tutto ancora più speciale.
– Pigna D’Oro Country Hotel: Se volete scoprire le bellezze del territorio attraverso sentieri e viste di cui non si vede mai la fine alloggiate qui. Si trova nel cuore di Santo Stefano Quisquina il Pigna D’Oro Country Hotel. Permetterà di rilassarvi nella natura del posto godendo di tutti i comfort di cui avrete bisogno.
Dove mangiare in Sicilia (sempre nel Distretto dei Monti Sicani e Valle dei Platani)
– Il Noce Antico: Un soggiorno a Il Noce Antico è un’occasione per riscoprire, grazie a personale altamente qualificato, i sapori tradizionali e unici della cucina siciliana seguendo le antiche ricette con i prodotti genuini della nostra stessa terra. Non soltanto, per chi volesse ricordare in modo unico e speciale il proprio matrimonio, un anniversario, e qualsiasi altro importante evento, Il Noce Antico dispone di una sala interna e di un ampio e spettacolare porticato, potendo così raggiungere numerosi posti a sedere.
– Trattoria Midulla: La cucina privilegia prodotti locali e piatti tradizionali, frutto di una tradizione radicata da secoli nel territorio, ancora in grado di offrire gli antichi sapori della Sicilia. I piatti sono a chilometro zero perché gli ingredienti provengono tutti dal territorio.
– Cortile Halikos: Il cibo è ottimo e fresco; il locale è particolare e rustico, molto intimo e riservato. Un posto tutto da scoprire.
Camilla Castellani
Fotografie (dall’alto al basso):
n° 1 – 6 – 8 – Credits by Camilla Castellani
n°2 – 3 – 4 – 5 – 7 – 9 – Credits by Annalisa Cannella