
“Come chi viaggia nella realtà geografica, noi viaggiamo nel nostro mondo interiore”
Cristiano e Patrizio Alviti, Finestre.

Milano, Italia.
I fratelli Patrizio e Cristiano Alviti – pittore il primo, scultore il secondo, entrambi autodidatti – si preparano a calcare nuovamente le scene italiane con il nome di ALVITIART partecipando alla BIAS 2020, dopo essere stati accuratamente selezionati insieme ad altri 100 artisti provenienti da tutto il mondo.
La Biennale d’Arte Sacra delle Religioni dell’Umanità, che rimarrà attiva sino almeno alla fine di Ottobre 2020, è un’esposizione transnazionale voluta e promossa da WISH-World International Sicilian Heritage, dall’artista Rosa Mundi e dalla Fondazione Donà dalle Rose, con l’obiettivo di promuovere un percorso di crescita collettiva attraverso uno specifico contesto di espressione artistica e dialogo intereligioso, facendo dell’arte contemporanea strumento di indagine, denuncia e conoscenza al di là di qualsiasi pregiudizio sociale, religioso, politico ed economico.

Il tema della terza edizione sarà “The game of the time, the time of the game”, in un girotondo di opere dove Tempo e Gioco dialogano attraverso le più diverse forme dell’arte contemporanea. Prima tappa della BIAS è stata Venezia (12 giugno) cui ha fatto seguito Villa Barbarigo in provincia di Padova (13 giugno) mentre il 24 giugno è stata la volta di Marsala. Per il mese di luglio sono invece coinvolte le seguenti città:
1° luglio – Messina, MUME Museo Regionale Sicilia
10 luglio – Palermo, Loggiato di San Bartolomeo
11 luglio – Gibellina, Fondazione Orestiadi
12 luglio – Erice
24 luglio – Porto Rotondo
31 luglio – Salina

ALVITIART presenterà a BIAS 2020 opere scultoree di Cristiano Alviti, della serie I Giganti, e incisioni monotipo su lastre in ferro di Patrizio Alviti, appartenenti alla neonata collezione VOLONTA’ DI FERRO.
Per Cristiano Alviti la scultura in particolare e l’arte in generale rappresentano un crogiolo di emozioni e sentimenti oltre ad essere un modo per raccontare il proprio mondo interiore e un mezzo attraverso cui creare un ponte fra tale mondo e il resto dell’umanità, in un atto continuo di scambio, dialogo e comprensione.
In questo “sentire” si inseriscono le opere della serie I Giganti. Ogni scultura, realizzata tramite fusione in bronzo, è simbolo dell’imprigionamento umano e al tempo stesso del desiderio di ogni uomo di dare forma e voce al proprio mondo interiore, a qualsiasi costo.
L’equilibrio tra significato e postura, tra la resa della superficie e lo spazio circostante, costituiscono il meccanismo che mette in moto la riflessione. Il Gigante diventa una corteccia simbolo dello svuotamento, come se tra il mondo esterno ed il nulla fosse stata lasciata la forma ad incarcerare il potenziale umano. Rappresentato come corpo fuso con lo spazio che lo contiene, il Gigante ricorda a chi lo osserva che ognuno ha dentro di sé la forza per essere immenso, svelando le infinite potenzialità che racchiude. Ed è proprio nel Gigante che Vita, Storia, Tempo e Sogno trovano il loro posto d’eccezione e la loro forma privilegiata, trasformando l’opera scultorea in un dialogo infinito con l’umanità, al di là di ogni confine geografico e temporale, oltre ogni credo religioso, a prescindere da qualsiasi esistenza sia abbia alle spalle.

Le opere di Patrizio Alviti, che ama definirsi un “accumulatore emozionale”, sono intrise di un alone di malinconia e segretamente gridano alla necessità per l’uomo di raggiungere finalmente una libertà sociale che coincide con la libertà di espressione scevra dal timore di essere giudicati e messi da parte se non ci si omologa al pensiero e al sentire comuni.
In un momento in cui la vita si è congestionata a causa del Covid-19, Patrizio insieme con Cristiano ha davvero accumulato un infinito numero di emozioni e sentimenti da cui è scaturita in poco tempo la collezione VOLONTA’ DI FERRO che include incisioni monotipo realizzate su lastre di ferro, trattate con la fiamma ossidrica elettrica attraverso il metodo della “scriccatura” che consente di scavare le lastre stesse come se fossero burro sino a creare bassorilievi poi re-inchiostrati per arrivare alla stampa finale su carta da incisione con un torchio manuale. L’idea è quella di fondere tecnica dell’acquerello e tecnica dell’incisione in un doppio lavoro grafico dove la geometria delle lastre rappresenta la razionalità umana e l’acquarello la parte emotiva dell’individuo.
Ogni lastra è annotazione di un momento, riflesso di un paesaggio interiore (non essendo stato possibile uscire), rifugio immaginario di attese e speranze, memoria di un’emozione nonché teatro di un viaggio compiuto in tempo di quarantena e governato dalla volontà di proporre un’alternativa all’immobilità imposta.
Durante la BIAS 2020 ci si potrà immergere nelle atmosfere sospese della collezione VOLONTA’ DI FERRO grazie ad alcune opere presenti a Venezia – Totem Espositium – e Padova – labirinto realizzato con alcune delle lastre in ferro della suddetta collezione.