
Alla Fabbrica del Vapore: “Revolution. Musica e ribelli 1966-1970” Dalla Londra dei Beatles a Woodstock
La mostra “Revolution. Musica e ribelli 1966-1970” riporta indietro nel tempo chi quegli anni li ha vissuti e li rimpiange e chi li ha solo sentiti raccontare.
Milano, Italia.
Nostalgia degli anni ’60 a Milano, nella mostra aperta fino ad aprile 2018: “Revolution. Musica e ribelli 1966-1970”.
Protagonisti di mode, tendenze, giovani che sognarono allora un mondo in cui le nuove parole d’ordine erano pace, libertà e diritti uguali per tutti.
La mostra “Revolution. Musica e ribelli 1966-1970” riporta indietro nel tempo chi quegli anni li ha vissuti e li rimpiange e chi li ha solo sentiti raccontare.
Dalla Londra dei Beatles a Woodstock, un breve, densissimo periodo tra il 1966 e il 1970 che cambiò per sempre le vite di quella generazione e poi di tutti noi.
Oltre 300 fra oggetti di moda, design, film e canzoni, in un percorso esperienziale dove il visitatore viene travolto dall’atmosfera e dalla musica del momento, anche grazie a un innovativo e sofisticato sistema audioguide Sennheiser.
Curata da Victoria Broackes e Geoffrey Marsh del Victoria and Albert Museum di Londra insieme a Francesco Tomasi, Clara Tosi Pamphili e Alberto Tonti, la mostra mette in luce il ruolo importantissimo della Gran Bretagna.
Improvvisamente negli anni ’60 Carnaby Street a Londra diventò l’ombelico del mondo, la fucina dalla quale arrivavano valanghe di idee, il luogo delle sette meraviglie, la way of life della nuova generazione.
La Gran Bretagna in quei cinque anni rivoluzionari, lanciò i Beatles e i Rolling Stones, Twiggy (detta “grissino”) e Jean Shrimpton (detta “gamberetto”), le due modelle più famose del mondo, Mary Quant che inventò la minigonna, John Cowan, il fotografo che prestò il suo studio ad Antonioni per girare “Blow Up”, Anello&David, il negozio che vendeva gli stivaletti a punta per un’infinità di capelloni che giravano per le strade e facevano tendenza.
In poco tempo la febbre del beat e della psichedelia catturò milioni di ragazzi col contributo significativo della moda, dei gadget, dei prodotti studiati appositamente per la nuova generazione e degli stili pubblicitari che si adeguavano, sfociando in una vera e propria rivoluzione a 360 gradi.
Una mostra dunque su una delle cose più fragili ed allo stesso tempo più durature che esistano: un’idea. L’idea di Rivoluzione.
La mostra milanese comprende varie sezioni.
La Swinging London che nasce nel 1966: nuovi negozi di moda per giovani, con coloratissimi vestiti e le prime minigonne, la musica dei Beatles e dei Rolling Stones, celebri fotografie di Cecil Beaton, cartoline, illustrazioni, canzoni autografe di musicisti come Lennon.
Musica e contro-cultura con sperimentazioni continue, club psichedelici, spettacoli di luce, e film avant-garde: in mostra costumi storici dei Beatles, poster dei loro primi concerti, copertine di LP.
Power to all people – Voci del dissenso con oggetti legati al mood politico, poster che inneggiano alla solidarietà con soldati di colore, contro l’oppressione, contro la guerra, per la libertà delle donne, contro la guerra in Vietnam.
Costumi e consumi: in mostra copertine di album in luoghi esotici, pubblicità di nuovi prodotti dal design ultra-moderno, vestiti illustrati con gli stessi prodotti come le celebri zuppe Campbell, occhiali da sole avveniristici.
The summer of love che permise di diffondere la cultura dell’ecologismo, tra le migliori eredità lasciate dal movimento hippie e dalle comuni che nascevano ogni giorno, soprattutto in California e in tutta la West Coast americana.
Woodstook e la cultura dei festival: la campagna sembrava un eden in cui rigenerarsi, ascoltando musica, ballando e assumendo un atteggiamento libero che ribaltava lo stile di vita conservatore delle generazioni precedenti.
Questo viaggio fatto di stimoli e storia si conclude in una sala immersiva che riporta lo spettatore al concerto più importante del secolo: Woodstock.
“Revolution. Musica e ribelli 1966-1970”
Fino al 4 aprile 2018.
Fabbrica del Vapore, Milano
Franca D. Scotti