
ALGERIA: VARIETÀ E CONTRASTI

UN ITINERARIO IN ALGERIA, DALLE ALTURE MEDITERRANEE DELLE CITTÀ ROMANE ALLE INFINITE DISTESE DEL DESERTO DEL TASSILI
Algeria.
C’è un paese dove nella stessa stagione si può trovare la neve e i 30° all’ombra del deserto?
Difficile rispondere.
Quel paese c’è ed è l’Algeria, un paese di contrasti e di mescolanze geografiche, storiche, culturali.
Che legame c’è tra Algeri e Costantine, città francesizzanti, liberty, vivaci come città europee e Tamanrasset o Djanet, porte sul deserto del Sahara, dominate da edifici color ocra e rosso, torri coniche orlate da beccatelli e nidi di cicogne?
A prima vista appartengono a continenti diversi. Invece sono tutte città algerine. Ecco perché dell’Algeria si dice che “è tanti continenti in uno”.
La seconda nazione più grande dell’Africa, più di 2000 km di lunghezza dal Nord del Mediterraneo al sud del Sahara al confine con il Niger, offre paesaggi sorprendenti e una storia intrigante.
Due tappe per conoscere questi contrasti.
A Nord le città romane di Timgad e Djemila, patrimonio Unesco, ricordano il tempo della Numidia conquistata e alleata dei Romani, i tempi delle guerre puniche, della conquista dell’Africa romana.
A Timgad un’iscrizione riassume il modo di vivere dei Romani: “cacciare, bagnarsi, giocare, ridere: è vivere”.
Nate come guarnigioni militari, spesso sugli altipiani a 1000 m di altezza, ottimi posti di guardia e di controllo del territorio, divennero poi colonie e città romane nel corso del primo millennio, tra il 1º e il 3º secolo dopo Cristo. Archi di trionfo perlopiù dedicati ai Severi, terme grandiose, imponenti templi dedicati alla triade capitolina, pietre delle strade che portano i segni delle ruote dei carri, sistemi di raffreddamento e riscaldamento delle acque, bagni pubblici, biblioteche, tavoli per le misure nelle taverne, statue su alti basamenti, il teatro, colonne. Nei musei inseriti nei siti archeologici colpiscono soprattutto la ricchezza e la magnificenza dei mosaici del Nordafrica: Nettuno, Diana, delfini, cavalli, pesci, intrecci vegetali.E poi un battistero cristiano costruito negli anni successivi con i segni simbolici del pesce e della croce.
D’altronde non dimentichiamo che proprio qui, a breve distanza, nacque Sant’Agostino di Ippona. Città conservate perfettamente dalla sabbia e dall’oblio, definite “Pompei africane”, dove si cammina a lungo, guidati da brave guide locali che poi spesso organizzano il pranzo nelle loro case private.
Visite che fanno capire l’intelligenza di certe scelte strategiche, tra corsi d’acqua, cave di pietra, alture aperte e soleggiate, terreni fertilissimi ricchi di frutti e cereali. Siamo nel nord dell’Algeria, dove anche in primavera si può trovare la neve e temperature decisamente rigide.
Un lungo volo ci porta nel profondo sud a Djanet, porta sul deserto del Tassili N’Ajjer, Patrimonio dell’Unesco e Riserva della Biosfera dal 1986, una delle zone più affascinanti del Sahara, il più grande deserto del mondo. Qui sole alto, cielo blu, nuvole bianche e un magnifico clima secco, perfetto per svernare nel nostro inverno
E qui ci sono tutti deserti insieme: rocce scolpite dalla sabbia e dal vento in forme surreali, altissime dune di sabbia bianca e dorata, altopiani, massicci montagnosi e vulcanici, depressioni coperte di sale, un paesaggio spesso lunare punteggiato da oasi, canyon altissimi che ricordano il Far West.
Ma soprattutto incantano e sono uniche qui le incisioni e le pitture rupestri che, come qualcuno ha detto, parlano di “grazia e di mistero”, la più grande concentrazione di pitture e incisioni rupestri di tutto il Sahara. Pitture e incisioni scoperte relativamente da poco e studiate soltanto nel secondo dopoguerra.

Emerge da queste forme di arte preistorica un mondo scomparso di fauna e flora oggi
inimmaginabile: oliveti, coccodrilli, elefanti, giraffe, antilopi, ghepardi,
che un tempo animavano il deserto, allora lussureggiante e verdissimo.Sono bellissime, ma molto difficile da fotografare: luce radente, posizione lontana rispetto all’osservatore, dimensioni ridotte.
La giornata nel deserto segue l’andamento della luce, variando dal chiarore dell’alba che comincia a far emergere le sagome delle dune al fuoco del mezzogiorno, quando il sole incombe e disegna ombre potenti sulle pietre, sui cespugli scarni e bassi, sulle acacie, sulle fessure della roccia, alla dolcezza del tramonto che disegna sfumature rosa e dorate in lontananza ,fino alla lucentezza della notte, quando le stelle appaiono vicinissime, incredibilmente a portata di mano.
E di notte grande escursione termica che abbassa anche di 20° la temperatura del giorno.
Durante le escursioni ci si accampa sotto un picco di roccia per il picnic ben organizzato: tavoli e sgabelli pieghevoli, fuoco acceso, spiedini di montone, couscous, datteri, arance e lo splendido tè alla menta del deserto.
La famosa incisione rupestre imperdibile per ogni spedizione turistica è “la vache qui pleure” che ricorda forse il periodo in cui le mandrie venivano ad abbeverarsi ad un bacino d’acqua che si apriva ai piedi della parete rocciosa.
Questo è naturalmente il regno dei Touareg, o uomini blu, un tempo dediti alla vita nomade e carovaniera e oggi impegnati nel turismo per la loro profonda conoscenza del territorio.
Appare infatti incredibile la loro capacità di orientarsi guidando potenti fuoristrada su piste non segnate, un orizzonte di sabbia a perdita d’occhio in cui a noi europei mancherebbe ogni punto di riferimento.
Consigli di viaggio: indispensabile il visto turistico da chiedere per tempo, rilasciato dall’ambasciata o dal consolato algerino in Italia.
Per il viaggio in Algeria, che di solito è scortato da due camionette di polizia, è consigliabile affidarsi a T.O specializzati. Interessante anche sapere che il viaggio nel deserto algerino é soggetto a improvvise tempeste di sabbia. Il Simoun è i1 vento di sabbia violentissimo che può anche condizionare l’atterraggio e il decollo degli aerei.
In questo caso è bene affidarsi ad un Tour Operator valido, in grado di reperire rapidamente le macchine e gli autisti per sostituire il volo.
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Franca D.Scotti
Tags: Africa, Algeri e Costantine, ALGERIA