
A Milano, al Teatro Litta, Mercurio di Amèlie Nothomb

In scena fino al 20 marzo al Teatro Litta di Milano “Mercurio” di Amèlie Nothomb, uno scenario sorprendente, appassionante e misterioso, che attraversa i luoghi dell’amore fino alla ricerca più profonda della bellezza.
Milano, Italia.
Hazel la mia redenzione
Nell’isola di Morte Frontiere, in un palazzo senza specchi, il castello di If, un vecchio capitano, Homer Loncours (Gianni Quillico), tiene segregata una giovane ragazza, Hazel (Chiara Salvucci), che ha salvato da un incendio. Hazel, il cui viso è coperto da una maschera bianca, si crede orribilmente sfigurata dalle fiamme e, pur logorata dalla solitudine, rifiuta anche solo di uscire dalla sua prigione nel timore di incontrare qualcuno che possa vederla. Il capitano si prende cura di lei, proteggendola morbosamente. Dice il capitano (sino alla fine solo una misteriosa voce fuori campo): “Hazel è la mia redenzione. Hazel mi ama”.
E’ in questo scenario, nel quale i personaggi appaiono e scompaiono come in una magia, che compare a un tratto l’infermiera Francosie (Giovanna Rossi), assunta dal capitano, sotto minaccia di restare anch’essa prigioniera sull’isola se farà troppe domande, per curare Hazel da una misteriosa malattia.
In realtà non di malattia si tratta, solo di un profondo disagio, causato dalla propria deformità, dalla solitudine e dal senso di colpa per il legame con il capitano, un uomo molto più anziano di lei, per il quale prova gratitudine e disgusto (“tra certe persone esistono legami misteriosi”).
Una storia di amore o forse, meglio, di ossessione…
Nonostante il divieto di fare domande, Francoise, in breve conquisterà la fiducia della ragazza e metterà in atto una vera e propria strategia che condurrà dapprima alla sua stessa segregazione in una stanza del castello e poi, grazie alla scoperta di uno specchio nascosto, a sventare il gioco del capitano per tenere Hazel prigioniera.
Una storia di amore o forse, meglio, di ossessione, una favola dark dove ciascuno è prima di tutto vittima di sè stesso, un gioco perverso dove nulla è come appare, un labirinto dal quale nessuno esce pur potendo (“Nella prigione c’è qualcosa di straordinario, un essere non può che contare solo su sé stesso”).
“L’amore è una malattia che fa diventare cattivi. Quando si ama qualcuno non si riesce a non fargli del male soprattutto se si desidera la sua felicità”.
Foto courtesy by Teatro Litta
Maila Costa
INFO
Teatro Litta
Corso Magenta, 24
02.86.45.45.45 – biglietteria@mtmteatro.it
aperta dal lunedì a sabato dalle 15:00 alle 20:00